The Collage Post Foto di Tumisu da Pixabay 

The Collage Post

Nel corso della sua storia Hollywood ha affrontato ben due guerre: la seconda guerra mondiale e la guerra contro il comunismo russo.

In questo articolo vi parlerò della prima “guerra di Hollywood”, che ebbe inizio dopo l’attacco a Pearl Harbour, il 7 dicembre 1941.

Durante il secondo conflitto mondiale il governo degli Stati Uniti capì l’importanza dei mezzi di comunicazione, tra cui il cinema.

Le fasi che il cinema attraversò in questo periodo furono tre: la prima di propaganda, la seconda documentaristica, la terza riguardante i reduci di guerra.

Per quanto concerne la prima fase, la produzione cinematografica doveva rispettare alcune indicazioni stabilite dall’Office of War Information al fine di stimolare lo spirito patriottico ed educare la popolazione americana. Da qui tutta una serie di film che, così come le pubblicità, i fumetti, i libri, i cartoni animati, avevano un unico scopo: la propaganda patriottica.

Lo stesso aveva fatto la Germania con una serie di produzioni, la più celebre delle quali è il film Trionfo della volontà.

Occorreva spiegare alle persone perché dovevano andare in guerra. Il governo affidò tale compito a Frank Capra, che per girare i sette documentari Why We Fight si ispirò per l’appunto al film Trionfo della volontà ma capovolgendone il senso. Capra utilizzò infatti i filmati della propaganda del nemico, mostrando la grandiosità delle milizie naziste e fasciste ma svelandone la volontà di dominare l’uomo e soffocare la libertà dei popoli. Il piglio spedito dei dittatori venne ridicolizzato, l’eccesso di zelo profuso nell’educazione dei giovani venne mostrato come espressione di una fanatica volontà di indottrinare e plasmare le loro giovani menti.

Negli Stati Uniti la propaganda non fu rivolta in modo generico a tutti gli americani; talvolta essa fu mirata. La comunità afroamericana non era interessata ad andare in guerra, anche a causa delle discriminazioni razziali. Per convincere gli afroamericani ad arruolarsi nacque la “campagna Doppia V”, che alludeva ad una doppia vittoria, sul fascismo all’esterno del paese e sulla discriminazione negli Stati Uniti. Per la stessa ragione venne girato il film The Negro Soldier, che doveva coinvolgere gli afroamericani pur senza esaltarli.

Nella seconda fase i registi vennero arruolati e mandati in guerra per documentare gli scontri a fuoco e l’apertura dei campi di concentramento. Le immagini relative a questi ultimi vennero in seguito usate durante il processo di Norimberga.

I registi portarono nei cinema la realtà scioccante sia della guerra che dei campi di concentramento e sterminio.

Nella terza fase, infine, il cinema rivolse l’attenzione ai reduci di guerra con dei film che parlavano del loro reinserimento nella vita civile. Tra questi il più noto è La vita è meravigliosa, di Frank Capra.

Il protagonista si pone alcune domande, ad esempio “Come sarebbe il mondo senza di me?”, “Qual è il mio posto?”. E la risposta che riceve è che nessun uomo può essere considerato un fallimento.

Per comprendere appieno un film occorre andare oltre la trama e considerare anche il contesto storico.

A differenza di ciò che accadde durante il secondo conflitto mondiale, quando Hollywood rimase unita contro il nemico, nella guerra contro il comunismo russo essa si divise in due “schieramenti” opposti.

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