The Collage post

La donna del Settecento in Francia sembra uscita da uno stato di minorità a cui la tenevano avvinta i secoli precedenti e ampiamente partecipe della vita sociale.

Mercier osservava nel 1781 che “le donne da qualche anno svolgono pubblicamente il ruolo di mediatrici in ogni affare”.

Le uniche donne emancipate erano quelle delle classi sociali elevate.

Nella borghesia il ruolo della donna si limitava alla cura della casa e all’educazione dei figli. Lo stesso valeva per le contadine e le donne del popolo anche se aumentava il numero delle donne che lavoravano in fabbrica.

Da un punto di vista giuridico nulla è mutato rispetto al passato:

  • In caso di adulterio la donna può essere condannata alla reclusione per due anni. Passati i quali, se il marito rifiutava di riprendere la vita comune, la donna doveva essere rasata, velata e chiusa in un convento, per tutta la vita.
  • Il potere del marito si estende sui beni della moglie.
  • Per le ragazze madri o le vedove che rimangono incinte vige l’editto emanato da Enrico II: vale l’obbligo di denunciare la gravidanza.

Sussistono due tipi di pensiero filosofico riguardante la donna:

  1. Il primo pensiero filosofico sostiene che la donna è un essere più perfetto rispetto all’uomo.
  2. La seconda corrente di pensiero sostiene che la donna è vittima dell’usurpazione maschile.

Entrambe le correnti di pensiero sostengono la disuguaglianza tra uomo e donna.

Rousseau non si preoccupa di indagare sull’origine della diseguaglianza tra i sessi. Per lui la donna è fatta per piacere e per essere soggiogata per cedere all’uomo e anche per sopportare le ingiustizie.

Per quanto concerne l’istruzione Rousseau preferisce una donna poco colta a una donna istruita.

Il femminismo del 1789 è fatto ancora di aspirazioni vaghe o di richieste concrete ma circoscritte, quelle presenti in alcune cahiers de doléances o mimiche circolano già nel 1788 e invocano per le donne la possibilità di istruirsi, la riforma del regime matrimoniale, il divorzio, il diritto di guadagnarsi da vivere, l’accesso alle cariche pubbliche, rimedi contro la prostituzione.

Queste rivendicazioni si ascrivono in un discorso più ampio e articolato: bisognerà aspettare Olympe de Gouges e la sua dichiarazione dei diritti della donna del 1791.

Tale dichiarazione dice “che la donna nasce libera ed ha gli stessi diritti dell’uomo”.

Il Condorcet nel 1793 ha trovato ingiusto rifiutare alle donne il godimento dei loro diritti naturali.

Dalla rivoluzione la donna ottenne ben poco. Si può dire che avesse perso: nel 1789 il Regolamento reale prevedeva per alcune categorie di donne proprietarie la possibilità di partecipare all’elezione dei deputati degli Stati generali. Nell’ottobre 1793 la convenzione sul rapporto di Amar escludeva tutte le donne dai diritti politici e sopprimendo i club e la società negava loro il diritto di associazione.

Tutto, diceva Amar, si oppone alla capacità politica della donna: la sua debolezza morale e fisica, i suoi doveri naturali, il suo stesso carattere. Ogni sesso è chiamato a un genere di occupazione suo proprio, la sua azione è circoscritta in un cerchio che esso non può valicare.

La rivoluzione aveva concesso qualcosa alle donne:

  • Aveva abolito i voti monastici perpetui;
  • Riconosciuto il diritto a essere testimone;
  • Diritto al divorzio;
  • Uguale spartizione dei beni.

Il codice napoleonico del 1804 impone l’obbedienza della donna al marito. Nel 1816 il divorzio è soppresso.

Con Filippo Luigi nel 1830 il femminismo riesplode in tutta la Francia.

Tramite le petizioni si puntò a delle rivendicazioni giuridiche, che sono:

  • Ripristino del divorzio;
  • Abrogazione dell’articolo del codice civile che disciplina l’obbedienza della moglie verso il marito;
  • Revisionare la legge sulle ragazze madri.

Nel 1836 viene applicata la legge Guizot, la quale disciplina che le donne possono insegnare alle elementari.

Tutte le altre richieste non vennero approvate.

Il governo provvisorio del ’48 accoglie alcune richieste volte ad agevolare le donne: abbrevia di un’ora del lavoro in fabbrica delle operaie; ristabilisce il divorzio.

1Shares