The collage post Foto di Stefan Schweihofer da Pixabay

La lancia, insieme ad altre armi quali la spada e la freccia, è frequentemente concepita come simbolo di forze universali e della struttura fondamentale del mondo. Tali armi incarnano la dualità e la complementarità di forze opposte, analogamente all’asse del mondo che unisce i poli opposti.

La lancia è percepita come emblema del “raggio celeste” e della connessione con dimensioni spirituali. In particolare, la freccia di Apollo simboleggia il potere di distruzione e può essere accostata a un’altra freccia mitologica, la quale sconfigge serpenti, rappresentativi del male o di ostacoli da superare.

Le armi a doppio taglio e quelle a due punte simboleggiano le due correnti della realtà, rimandando alle forze positive e negative. Questo concetto di dualità è altresì manifestato nelle rappresentazioni di divinità o entità cosmiche. Il fulmine, in tal senso, si configura come simbolo di potere, protezione, vita e morte; esso incarna una forza capace di generare cambiamenti e movimenti, pur rimanendo essenzialmente immutabile.

Il diamante, invece, simboleggia stabilità e indistruttibilità, contrapposto alle forze più dinamiche rappresentate dalle armi. La sua luce evoca un’essenza unica e permanente in contrasto con le trasformazioni incessanti che caratterizzano il mondo.

Alcuni simboli, come nodi o legature, richiamano poteri magici e profondi legami con forze superiori. Anche il chiodo e la chiave vengono investiti di significati simbolici, legati al sostegno e all’accesso a ciò che è sacro o centrale.

René Guénon analizza come diverse armi e simboli correlati riflettano forze cosmiche e stati spirituali attraverso la loro forma e il loro utilizzo, rivelando una rete di significati interconnessi che attraversano culture e miti.

Inoltre, Guénon approfondisce la percezione dell’Islamismo in Occidente, evidenziando come spesso venga ridotto a una tradizione guerriera, con particolare riferimento al concetto di “sciopero della spada”. L’autore osserva come, limitandosi a interpretare questa espressione nel suo significato letterale, si trascuri un significato più profondo. Pur riconoscendo un aspetto guerriero nell’Islamismo, egli sottolinea che tale caratteristica non è esclusiva di questa religione, poiché anche il Cristianesimo ha conosciuto momenti di conflitto, come dimostrano le crociate e le parole di Cristo relative alla spada. Inoltre, la guerra, sia esterna che interiore, è vista come un mezzo per ripristinare l’ordine e l’armonia; non si tratta solo di un atto di violenza, ma di una lotta simbolica contro le forze che disturbano l’unità e l’equilibrio.

In questo contesto, la “guerra santa” è suddivisa in due tipologie: la “piccola guerra santa”, che si riferisce ai conflitti esterni, e la “grande guerra santa”, concernente il conflitto interiore dell’individuo. Quest’ultima è considerata più rilevante e significativa, poiché rappresenta la vera lotta che ciascuno di noi è chiamato ad affrontare.

La spada, pertanto, anziché essere percepita esclusivamente come un’arma, viene interpretata come simbolo della lotta interiore e del potere della parola. In numerose tradizioni, essa rappresenta anche forze cosmiche e l’asse del mondo, simboleggiando l’equilibrio e l’armonia.

In sintesi, l’autore invita a considerare il tema della guerra, e in particolare la metafora della “spada”, non solo come espressione di violenza, ma come simbolo di una lotta interiore cruciale e della ricerca dell’armonia, osservata attraverso la lente delle tradizioni religiose.

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