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La civiltà moderna ha conosciuto un progresso principalmente materiale, accompagnato da un marcato regresso intellettuale, il quale si è affermato gradualmente con lo sviluppo della filosofia moderna. Questo declino ha portato alla perdita di una genuina intellettualità, favorendo l’emergere di correnti come il razionalismo e il sentimentalismo, le quali tendono a negare o ignorare la conoscenza puramente intellettuale. Tale situazione ha originato fenomeni come il positivismo e l’agnosticismo, insieme a varie distorsioni di tipo scientifico, e ha alimentato teorie contemporanee che, insoddisfatte dal messaggio religioso, si rivolgono a ricerche alternative legate al sentimento e all’istinto, mirando a esplorare il subconscio come via per connettersi con il divino.
La concezione di verità è stata ridotta, nel contesto del pragmatismo, a mera utilità, con gli Orientali che guardano con disprezzo agli Occidentali, giudicandoli privi di tradizioni e religione, e affermando che un’organizzazione sociale debba basarsi su principi tradizionali. Attualmente, in Occidente la religione è spesso vista come un fenomeno isolato, scindendo l’ordine sociale dalla dimensione religiosa.
Molti che si dichiarano religiosi mostrano una concezione impoverita della religione, la quale non incide significativamente sul loro comportamento e modo di pensare. Questo porta a una forma di materialismo pratico, insidiosa poiché chi ne è influenzato non ne è consapevole. In tal modo, la religione si riduce a una mera espressione di sentimenti, limitata a questioni morali.
Il simbolismo si presenta come un valido strumento per esprimere idee profonde, specialmente nei campi religioso e filosofico. Tuttavia, nella società contemporanea, molti lo trovano difficile o ostile, essendo abituati a un pensiero scientifico e razionale, che esclude il metafisico. Questa condizione accresce la diffidenza verso ciò che non riesce ad essere razionalizzato.
Paradossalmente, il simbolismo è molto adatto per trasmettere verità esistenziali profonde, poiché trascende il ragionamento logico e si rivolge a una dimensione spirituale superiore. Da qui deriva la sua difficoltà di accettazione in un contesto razionalista. La riflessione sottolinea l’importanza di continuare a studiare e spiegare il simbolismo, per recuperare una conoscenza e una tradizione preziose, capaci di arricchire la nostra visione del mondo e riaffermare un legame con il sacro.
In questo contesto, René Guénon evidenzia come il simbolismo faciliti l’introspezione negli aspetti profondi della vita. La natura umana richiede esperienze sensoriali per interpretare il mondo e raggiungere verità superiori; non si può ignorare che essa deve essere considerata sia come singolo individuo sia come parte di un insieme più ampio.
La distinzione cartesiana tra anima e corpo ha creato una visione limitativa, separando l’intelletto dall’esperienza sensibile. Per giungere a una comprensione autentica della verità è essenziale che l’uomo esprima il pensiero attraverso simboli e linguaggio. Quest’ultimo è analitico e discorsivo, mentre il simbolismo è sintetico e intuitivo; entrambi i linguaggi devono essere considerati complementari nel comunicare significati e verità.
I simboli consentono di trasmettere profondi significati che altrimenti risulterebbero inarticolabili. È misconosciuto ritenere che il simbolismo sia riservato a individui di alta cultura, poiché è accessibile a tutti quelli che desiderano approfondire la propria comprensione. I simboli, inoltre, non sono semplici rappresentazioni, ma servono a collegare il mondo sensibile con quello sovrasensibile, trascendendo i limiti della realtà fisica.
Infine, il simbolismo riflette le leggi della natura e l’ordine divino, stabilendo una corrispondenza intrinseca tra il segno e la realtà che rappresenta. La creazione può essere vista come un simbolo della realtà soprannaturale, instaurando così un legame profondo tra la stessa creazione e il simbolismo, dove quest’ultimo diviene un riflesso della parola divina, il “logos”, per una comprensione più profonda della verità fondamentale.
René Guénon analizza in modo critico l’evoluzione e i limiti della psicoanalisi, concentrandosi in particolare sulle teorie di Sigmund Freud e Carl Gustav Jung. Freud ha sviluppato la psicoanalisi con un approccio materialistico, tendendo a spiegare la mente umana e i comportamenti attraverso fattori tangibili e biologici. Tuttavia, questa prospettiva risulta limitata nella comprensione di simboli e significati profondi. Sebbene Freud menzionasse il simbolismo, le sue idee si rivelano più come frutti dell’immaginazione individuale anziché autentiche manifestazioni di simboli tradizionali.
Carl Jung, da parte sua, ha cercato di ampliare l’ambito della psicoanalisi introducendo il concetto di inconscio collettivo, inteso come una memoria condivisa che comprende simboli e archetipi universali. A differenza di Freud, Jung sosteneva che i simboli possedessero significati più profondi, interconnessi con esperienze comuni e tradizioni culturali. Mentre Freud considerava i simboli come riflessi della mente individuale e del subconscio, Jung enfatizzava la valenza universale e spirituale dei simboli tradizionali, collegandoli a una dimensione più elevata dell’essere umano.
Il testo evidenzia una confusione tra il subconscio, inteso come le parti più istintive della mente, e il superconscio, che rappresenta dimensioni spirituali superiori. Secondo il pensiero tradizionale, i simboli dovrebbero guidare verso una comprensione più alta della vita e dell’universalità, andando oltre il mero livello subconscio.
Inoltre, si fa riferimento al folklore come a una forma di memoria collettiva, ma Guénon avverte che limitare il folklore alla sola dimensione collettiva può generare fraintendimenti. I simboli e le tradizioni devono essere interpretati come espressioni di esperienze spirituali e culturali elevate, piuttosto che come semplici manifestazioni di degenerazione culturale.
In sintesi, il dibattito si incentra su come interpretare la mente umana e i simboli, evidenziando da un lato una visione limitata e materialistica (Freud) e dall’altro una visione più ampia e spirituale (Jung e le tradizioni culturali).
La Theodicée de la Kabbale Warrain affronta in modo approfondito il concetto di linguaggio all’interno della tradizione cabalistica, esaminando in particolare la supposta “purezza” della lingua ebraica come lingua rivelata da Dio. L’autore analizza l’idea che l’ebraico possa essere considerato la lingua originale e perfetta rivelata ad Adamo, ma esprime riserve su tale affermazione, sostenendo che le lingue attuali rappresentino soltanto “frammenti deformati” di quella lingua primordiale.
Si argomenta inoltre che numerose lingue antiche potrebbero derivare da una lingua “sacra”, elaborata da persone ispirate, in grado di esprimere essenze e relazioni profonde tra le cose. L’autore avverte che l’idea di una lingua ebraica come linguaggio rivelato possiede un carattere maggiormente esoterico che tradizionale, e si evidenziano affermazioni analoghe rispetto ad altre lingue. Pertanto, non è corretto considerare tali tesi come universalmente valide, in quanto ciò potrebbe condurre a contraddizioni.
Viene inoltre compiuta una netta distinzione tra lingue “sacre” e lingue “volgari”. Le prime sono legate a tradizioni spirituali e impieghi rituali specifici, mentre le seconde sono quelle comunemente parlate. Si introduce anche il concetto di “scienza delle lettere”, secondo il quale ogni lettera possiede un corrispettivo terapeutico, capace di influenzare la natura e il destino degli individui attraverso il potere delle parole e dei numeri.
Infine, si accenna all’opportunità di utilizzo di questi principi in pratiche magiche. Esistono diversi livelli di comprensione e applicazione di tali scienze, e solo coloro che hanno raggiunto un determinato grado di esperienza spirituale possono operare in modi più elevati e complessi. Il testo riflette su come il linguaggio, e in particolare l’ebraico, venga considerato un canale attraverso il quale comunicare verità spirituali profonde, ma mette in guardia contro un’interpretazione eccessivamente rigida e letterale di tali concetti.