THE COLLAGE POST Foto di Jim Black da Pixabay

In questo articolo affronteremo la guerra tra Israele e Gaza, ma da due punti di vista diametralmente opposti. Nella prima parte dell’articolo vedremo il punto di vista di Gad Lerner, nella seconda parte affronteremo il punto di vista del professore Alessandro Orsini. Il primo ha un approccio più umanistico alla guerra tra Gaza e Israele, mentre il secondo ha un approccio scientifico alla guerra in questione. Entrambi analizzano la stessa guerra, ma approcciandosi e sottolineando aspetti diversi: questo è dovuto alla loro formazione professionale.

Gad Lerner è nato a Beirut nel 1954 da una famiglia ebraica e a soli tre anni si trasferì a Milano. Essendo coinvolto emotivamente con il libro Gaza. Odio e amore per Israele, ha espresso la sua opinione nei confronti della guerra tra Gaza e Israele.

Il 7 ottobre del 2023 per gli israeliani è un sabato doppiamente festivo, perché coincide con l’avvio del nuovo ciclo annuale di lettura della Torah. Questa ricorrenza si chiama Simchat Torah, ossia Gioia della Torah.

Quel 7 ottobre in Italia sono appena passate le otto del mattino quando circola la voce che Hamas ha invaso all’alba il Sud di Israele. L’operazione di Hamas viene denominata “Diluvio al-Aqsa”.

Hamas ha fatto sua la contesa della moschea al-Aqsa.

L’attacco di Hamas a Israele è disumano. Israele conta nel giro di poche ore 1200 vittime e 240 sequestri. Per gli israeliani in Italia, che avevano parenti in Israele, furono ore terribili, perché avevano paura per i loro cari e amici.

Netanyahu aveva sottovalutato il potenziale militare di Hamas.

Gad Lerner considera da sempre una scelta disonorevole calpestare per decenni le istanze di autodeterminazione dei palestinesi.

Egli si è sentito ferito che dopo l’attacco del 7 ottobre i palestinesi esultavano per la morte delle vittime fatte da Hamas.

Israele, pur avendo subito un’ingiustizia spaventosa, si apprestava a una reazione sconsiderata che in breve tempo avrebbe dissipato la solidarietà che gli aspettava.

Netanyahu ha dato vita a un governo di annessione e di esproprio, portando avanti una politica estera che non teneva conto dell’esistenza dei diritti dei palestinesi.

Dopo l’attacco del 7 ottobre 2023 alcuni paesi hanno definito gli uomini di Hamas partigiani. Questo atteggiamento di approvazione nei confronti degli uomini di Hamas è arrivato anche dalla sinistra italiana durante alcuni comizi, cosa ancora più scandalosa quando i fatti del 7 ottobre venivano minimizzati.

Gad Lerner è convinto che Hamas sia una serpe in seno nata e cresciuta fra i palestinesi, capace di esaltarli mentre li conduce alla rovina.

Hamas fa una commistione di religione e politica. Egli non è un movimento terrorista, bensì un movimento nazionalista religioso che ha usato il terrorismo.

Egli cerca di far passare la violenza subita dagli israeliani come non voluta, ma come uno strascico dell’azione messa in atto.

Si è abituati che i giovani imparino lingue diverse dalla lingua madre, mentre a Gaza è diverso: i genitori sanno bene l’inglese, l’arabo e l’israeliano e i figli parlano solo l’arabo.

Per la morte dei palestinesi nella striscia di Gaza ci si giustifica dicendo che tanto sono tutti seguaci di Hamas o se muoiono tanti palestinesi è tutta colpa di Hamas, che li tiene prigionieri. Tra ebrei quando si parla di queste vittime di guerra sussiste un silenzio imbarazzante. Alcuni israeliani più sensibili non hanno mai smesso di credere nella necessità di combinare l’autodifesa con il dialogo per trovare una soluzione. Israele viene accusata di aver risposto all’aggressione di Hamas con un’azione militare che ha superato il limite della proporzionalità, incurante di persone innocenti. Ma anche l’Occidente ha fatto la stessa cosa nel 1945, quando furono rase al suolo città tedesche dagli inglesi. O quando furono sganciate le bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki.

Gad Lerner trova sbagliato usare il termine genocidio per la guerra a Gaza. Ma comprende coloro che sono vittime o coloro di origine palestinese che usano questa parola.

Orsini dà una sua definizione di terrorismo, che è la seguente: “Il terrorismo è violenza politica finalizzata a diffondere il terrore tra la popolazione per ottenere concessioni da un governo sotto la guida di un’ideologia”.

Elementi essenziali sono:

  • Non tutti gli atti di violenza politica rientrano nel terrorismo.
  • Il terrore viene usato come arma psicologica.
  • Il terrorismo ambisce a influenzare le decisioni dei governi.
  • Senza un’ideologia il terrorismo non è tale.

Orsini spiega che sussiste una controversia per definire chi può commettere atti di terrorismo.

Una parte dichiara che il terrorismo può essere fatto da attori non statali, un’altra parte dichiara che anche gli stati possono essere terroristi.

Sotto il profilo sociologico Hamas usa il terrore contro i civili per spingere il governo israeliano e quello americano a prendere certe decisioni favorevoli alla sua causa.

Con l’attentato del 7 ottobre Hamas ha utilizzato la strategia della provocazione per avere i seguenti effetti:

  • Scoppio di una guerra tra Israele e un altro paese arabo.
  • Fine degli accordi di Abramo.
  • Sensibilizzazione dell’opinione pubblica sui palestinesi.
  • Unico difensore dei palestinesi.

Il terrorismo di stato è l’uso spropositato della violenza politica contro una popolazione civile indifesa per terrorizarla e costringerla ad aderire all’agenda del governo.

Occorre fare delle precisazioni: i palestinesi non riconoscono a Israele di dominarli; i palestinesi si ribellano di continuo; Israele sa che può reprimere i palestinesi perché ha l’appoggio dell’Occidente.

I fatti documentati dalla ricerca storico-sociologica sono:

  • I soldati israeliani possono uccidere arbitrariamente i civili palestinesi senza subire alcun processo.
  • Da alcuni documenti emerge che lo stato israeliano usa la tortura sui civili palestinesi e impedisce alle organizzazioni umanitarie di assistere i prigionieri.
  • Spesso le donne palestinesi vengono minacciate di stupro o stuprate.
  • Le violenze dei coloni ebrei, i quali possono uccidere i palestinesi senza conseguenza legale.
  • Sussistono gruppi terroristici (contro i palestinesi) non gestiti direttamente dallo stato israeliano, ma da esso istituiti e controllati.
  • Israele usava i famigliari degli oppositori come strumenti di terrore. I famigliari erano tenuti a denunciarsi tra loro per dimostrare che amavano più lo stato che la propria famiglia.
  • Le minacce di cancellare la popolazione bersagliata attraverso l’uso sproporzionato della violenza.
  • L’uso della fame come arma di repressione di massa.
  • La violenza infrastrutturale.
  • La retorica deresponsabilizzante con cui gli stati cercano di nascondere la loro natura terroristica.

Orsini considera Israele uno stato di terrore perché presenta le caratteristiche fondamentali di uno stato di terrore. Gli stati del terrore presentano sempre alcune differenze importanti tra loro. Lo stato di terrore di Stalin non era identico a quello di Robespierre. Tuttavia l’osservazione sociologica mostra chiaramente che Israele opera attraverso le proprie istituzioni per imporre ai palestinesi di vivere nel terrore.

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