the collage post Foto di Królestwo_Nauki da Pixabay

Charles Dickens comprese che la ricchezza delle immagini delle fiabe aiuta i bambini a raggiungere una coscienza più matura per civilizzare le pressioni caotiche del loro inconscio.

Le favole, a differenza di ogni altra forma di lettura, indirizzano il bambino verso la scoperta della sua identità e della sua vocazione e suggeriscono inoltre quali esperienze sono necessarie per sviluppare ulteriormente il suo carattere. Le fiabe suggeriscono che una vita gratificante e positiva è alla portata di ciascuno nonostante le avversità, ma soltanto se non si cerca di evitare le rischiose lotte senza le quali nessuno può mai raggiungere una vera identità.

Queste storie assicurano che se un bambino ha il coraggio di affrontare questa terrificante e dura ricerca, potenze benevole interverranno in suo aiuto ed egli riuscirà. Essa ci avvertono che coloro che sono troppo timorosi e di mentalità ristretta per mettere a repentaglio se stessi in questa ricerca della propria identità devono accontentarsi di un’esistenza monotona, sempre che non si abbatta su di loro un destino ancora peggiore.

Oggi i bambini conoscono le fiabe solo in versioni edulcorate e semplificate che attenuano il loro significato e le privano dei contenuti più profondi.

La fiaba fa riferimento a percorsi interiori che vengono esteriorizzati e diventano comprensibili, così come sono rappresentati dai personaggi della storia e dai suoi eventi.

Nella medicina indù tradizionale veniva assegnata a un individuo psichicamente disorientato una fiaba che interpretava il suo problema.

La fiaba è terapeutica, perché il paziente trova le sue proprie soluzioni meditando su quanto la storia sembra implicare nei suoi riguardi e circa i suoi conflitti interiori in quel momento della sua vita. Il contenuto della fiaba prescelta non ha in genere niente a che fare con la vita esterna del paziente, ma molto coi suoi problemi interiori.

La fiaba chiarisce i processi interiori che avvengono nell’individuo.

Nella maggior parte delle culture non c’è una linea netta che separi il mito dalla novella popolare o dalla fiaba; esse costituiscono nella loro totalità la letteratura della società preletterata. Le lingue nordiche hanno un’unica parola per entrambe: saga. Il tedesco ha mantenuto la parola sage per i miti, mentre per le fiabe usa Märchen. Tanto i miti quanto le fiabe acquistano una forma definita soltanto quando sono affidate alla scrittura e non vengono più soggette a continue modifiche.

I personaggi e gli eventi delle fiabe personificano e illustrano conflitti interiori e come possono essere risolti. La fiaba non fa nessuna richiesta all’ascoltatore e quindi il bambino non si sente costretto ad agire in modi particolari e non si sente inferiore.

Fiaba e mito

La fiaba e il mito hanno degli aspetti in comune:

  • Entrambi ci parlano nel linguaggio di simboli che rappresentano un contenuto inconscio.
  • I personaggi e gli eventi ricalcano fenomeni psicologici archetipici e suggeriscono simbolicamente il bisogno di raggiungere uno stato superiore di coscienza individuale: un rinnovamento interiore che è ottenuto quando la persona può avvalersi dalle forze inconsce personali e razziali.

Occorre fare una distinzione tra fiaba e mito:

  • Nel mito gli eventi sono descritti come unici, mentre nella fiaba sono narrati come ordinari.
  • Il mito è tendenzialmente pessimistico, mentre la fiaba è ottimistica.
  • Il mito riguarda le richieste del super-io in conflitto con un’azione motivata dall’Es, e coi desideri autoconservatori dell’Io. Un semplice mortale è troppo fragile per far fronte alle sfide degli dei. Per quanto ci possiamo sforzare, non riusciremo mai a vivere completamente all’altezza del super-io, così come è rappresentato nei miti degli dei sembra chiederci. Quando il mortale si scontra con il dio senza aver fatto nulla di male, soccombe da questa potenza del super-io.
  • Mentre l’eroe mitico esperimenta una trasfigurazione nella vita eterna in cielo, il personaggio della fiaba vive felice da allora in poi sulla terra, proprio tra noi.

Il bisogno di magia del bambino

Un bambino, quando percepisce il suo ambiente non sicuro, ha il bisogno di credere che qualche potenza superiore, un angelo custode, vegli su di lui.

Qui sussiste una connessione  fra la capacità della famiglia di fornire una base di sicurezza e di impegnare il bambino a indagini razionali durante il processo di crescita.

Più la persona è sicura, più non ha bisogno di aggrapparsi a proiezioni infantili.

Soddisfazione indiretta e riconoscimento cosciente

Le fiabe divertono e insieme istruiscono; il loro spirito particolare è che lo fanno in termini che parlano direttamente ai bambini. Queste fiabe vengono raccontate per mettere ordine al caos interno al bambino.

Le fiabe contengono elementi quasi onirici, ma essi si avvicinano di più al contenuto dei sogni degli adolescenti o degli adulti, non dei bambini.

Man mano che maturiamo, tutte e tre le situazioni della mente – es, io e super-io –

diventano sempre più chiaramente articolate e distinte fra loro, ciascuna in grado d’interagire con le altre due senza che l’inconscio sopraffaccia il conscio. L’io entra in rapporto con l’es e il super-io diventa più variato con un controllo effettivo sulla loro interazione.

Si può affermare che al bambino che non viene esposto a questa letteratura vengono male le passioni che non riesce a concretizzare. Benché la fiaba contenga tanti elementi onirici, contiene un percorso coerente dall’inizio alla fine.

La fiaba deve essere ascoltata dal bambino più volte, così ha tutto il tempo di metabolizzarla e rifletterci sopra.

I guaritori indù danno ai loro pazienti una fiaba su cui meditare per trovare la soluzione ai loro problemi.

Le illustrazioni dei libri sulla fiabe distraggono e non aiutano a metabolizzare il messaggio.

L’importanza dell’esteriorizzazione

Le fiabe, grazie al loro tipo di svolgimento, armonizzano con la mentalità infantile, aiutano il bambino mostrando come una maggiore chiarezza possa emergere ed emerga da tutta questa produzione fantastica. Queste storie iniziano in modo realistico: una madre dice alla figlia di andare a trovare la nonna.

Il bambino capisce che la fiaba non ha luoghi e persone reali. “C’era una volta”, “Mille anni fa o forse più”: queste frasi fanno capire che il racconto che segue non si riferisce al luogo e all’epoca che noi conosciamo.

Nelle favole come Cappuccetto Rosso  la nonna viene divorata dal lupo, prende il posto della nonna. Come avverte la storia, il lupo è una manifestazione passeggera perché la nonna ritornerà vincente.

La nonna il più delle volte è protettrice del bambino, ma delle volte può diventare la crudele matrigna che nega qualcosa al bambino.

Molti bambini piccoli hanno il bisogno di scindere l’immagine del loro genitore nei suoi aspetti benevoli e in quelli minacciosi per sentirsi completamente protetti dai primi.

Le fiabe dove figurano le fate che aiutano il protagonista a trovare la felicità a dispetto della matrigna consentono al bambino di non essere distrutto dalla matrigna. Queste fiabe dicono al bambino che la buona fata veglia su di lui.

Il bambino, quando entra in conflitto con i genitori, crede che lui entri in conflitto con un impostore che ha preso il posto del genitori. Questo fa sì che il bambino possa provare un’autentica collera verso il falso genitore senza sentirsi in colpa e senza ledere il rapporto con il genitore.

Il bambino, mentre ascolta la fiaba, riceve delle idee per mettere in ordine il caos interiore.

Conflitti edipici e risoluzioni

La fiaba dice al bambino come può vivere i suoi conflitti.

Ad esempio, la storia del bambino ignorato da tutti che si avventura nel mondo e riscuote un gran successo. Egli uccide draghi e infine libera la principessa e la sposa.

Questa storia rivela molto di più: il ragazzo vuole sentire e credere che questa meravigliosa donna (la madre) voglia vivere di sua spontaneità con una malvagia figura maschile (il padre).

Una volta che il drago viene ucciso, l’eroe si unisce all’amata e non ci viene detto cosa viene in seguito.

Un bambino non può e non vuole immaginare ciò che in realtà la condizione di marito padre comporti.

Il bambino dovrebbe lasciare la madre per andare a lavorare, invece la fantasia edipica è una situazione dove il ragazzo e la madre non si separano mai per un solo momento.

Il bambino non vuole che la madre si occupi di altre cose e non vuole avere rapporti sessuali con la madre, perché è un campo pieno di conflitto per lui. Il bambino vuole che lui e la mamma, soddisfatti tutti i loro bisogni e desideri, vivano assieme per sempre votati l’uno all’altro.

I problemi epici di una bambina sono diversi da quelli del maschio.

La bambina si vede come una giovane bellissima fanciulla che è tenuta prigioniera dall’egoistica malvagia figura femminile e quindi non è accessibile per l’amante maschio. Il vero padre è rappresentato come benevolo, ma impossibilitato ad accorrere in salvo della sua fanciulla.

Come esempio abbiamo Cenerentola , Biancaneve  e Rapunzel.

Il bambino edipico non vuole che nessuno interferisca tra lui e sua madre. La bambina edipica vuole offrire a suo padre dei figli, ma senza consumare rapporti sessuali con lui. I figli sono ciò che lega l’uomo alla donna.

Sia per il bambino e sia per la bambina la fiaba li consola quando i genitori non si comportano bene.

La messa a bando delle fiabe

Certi genitori temono, raccontando ai loro figli gli eventi fantastici contenuti nelle fiabe, di dar loro delle bugie. La loro preoccupazione viene alimentata dalla domanda del bambino: “È vero?”.

La verità delle fiabe è la verità della nostra immaginazione, non quella dei normali causa ed effetto.

Prima che un bambino possa venire alle prese con le realtà, deve disporre di una base di principio per poterla giudicare. Quando il bambino chiede se la storia è vera, vuole sapere se essa contribuisce con qualcosa d’importante alla sua comprensione delle cose e se ha qualcosa d’illuminante da dirgli circa quelle che sono le sue principali preoccupazioni.

Molti genitori hanno paura di raccontare fiabe perché pensano che il figlio possa credere nell’esistenza della magia e crescere disturbato.

Le fiabe non creano disturbi, che si manifestano soltanto quando una componente della personalità (Es, Io e Super-io) prende il sopravvento sulle altre componenti della personalità.

Il superamento dell’infanzia con l’aiuto della fantasia

Quando il bambino comincia a essere tentato dai richiami del più vasto mondo che lo invitano a uscire dalla più stretta cerchia formata da lui e dai suoi genitori, le sue delusioni edipiche lo inducono a staccarsi un po’ dai genitori che finora erano la sua unica fonte di sostentamento.

Questo fa sì che il bambino ottenga una certa soddisfazione emotiva fra persone vicine alla famiglia, che compensano la delusione edipica con i genitori.

Il bambino crescendo ha delle delusioni, delle restrizioni che provocano emozioni forti.

In questi momenti il bambino, non tollerando la condizione, comincia a tirar calci e strillare. La condizione viene accettata dal bambino solo quando pensa a un traguardo futuro che gli dia soddisfazione. Se un bambino non immagina il suo futuro in modo ottimistico, si verifica un arresto di sviluppo.

Nessuna fiaba può dare speranza a un bambino se non è accompagnata da genitori che infondono speranza.

Il sentimento di speranza è ciò di cui abbiamo bisogno per superare i momenti difficili.

La fiaba è esplicita nel dire al bambino che per conquistare la felicità dovrà lottare contro le ingiustizie che incontrerà lungo il cammino.

I fattori di una buona fiaba

Tolkien descrive i fattori che sono necessari in una buona fiaba coi termini di fantasia, recupero, fuga e consolazione: recupero della profonda disperazione, fuga da qualche grave pericolo e consolazione.

Tolkien sostiene che tutte le fiabe devono avere un lieto fine. Per quanto la storia racconti eventi terribili, ci deve essere una svolta felice improvvisa. Nella fiaba l’eroe viene premiato e il cattivo riceve la giusta punizione. La consolazione richiede che il giusto ordine del mondo venga ristabilito.

Come la storia incomincia, l’eroe si ritrova immerso nei pericoli. Ed è così che il bambino vede la propria vita ogni volta che il genitore amorevole lo priva di qualcosa.

In tutte le favole si finisce con l’unione permanente del principe con la principessa: questo simboleggia l’integrazione dell’Io dell’Es e del Super-Io.

Come raccontare le fiabe

Per comunicare i suoi messaggi consolatori e simbolici occorre raccontare la fiaba piuttosto che leggerla. La narrazione si preferisce alla lettura perché permette una maggiore flessibilità. Non bisogna mai raccontare al bambino il significato della fiaba.

Il superamento dell’infanzia con l’aiuto della fantasia

Il bambino, quando comincia a subire le prime delusioni edipiche, trova conforto negli altri e viene meno la dipendenza dai genitori. Egli trova una certa soddisfazione emotiva da persone che non fanno parte dell’immediata cerchia familiare e che lo compensano in lieve misura per la sua delusione nei confronti dei genitori. Mentre il bambino diventa profondamente e dolorosamente deluso dai propri genitori, perché non sono all’altezza delle sue aspettative infantili, egli diventa fisicamente e mentalmente in grado di provvedere ai propri bisogni.

Durante la crescita il bambino subisce molte sconfitte e frustrazioni. Queste frustrazioni il bambino riesce a gestirle pensando a un progetto futuro che lo renderà felice.

La fiaba può aiutarci a immaginare un futuro migliore, ma da sola non basta: occorre che ci sia la speranza. Quest’ultima ci viene data dai genitori. La favola spesso finisce con un matrimonio e la conquista del regno: questo simboleggia l’indipendenza della persona e la completa integrazione della personalità.


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