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“Arriva un momento speciale nella vita di tutti, un
momento per il quale quella persona è nata. Quella
speciale opportunità, quando egli la coglie, soddisferà la
sua missione – una missione per la quale egli è singolarmente
qualificato. In quel momento, egli trova la grandezza.
È la sua ora più bella”.
(Winston Churchill)
Winston Churchill è l’uomo che contro tutti o quasi in un momento preciso ha compiuto una scelta politica e militare destinata a incidere indirettamente sulla posterità.
Tale decisione viene chiamata sliding doors, che significa “porte scorrevoli”, ma descrive in astratto il punto cruciale di una storia, quello in cui cambia il destino, tanto che qualsiasi altra mossa avrebbe condotto a risultati diversi se non opposti.
Egli si trovò a dover scegliere, consapevole di avere di fronte una minaccia inaudita alla sopravvivenza civilizzata non di un gruppo, di un’etnia o di uno stato ma del mondo intero.
Nel 1940 solo con se stesso e di fronte alla storia il leader britannico dovette prendersi in carico la scelta unica nella sua gravità e irrevocabilità.
Winston Leonard Spencer Churchill nasceva di sette mesi il 30 novembre 1874, dopo che sua madre era caduta da cavallo.
La figlia del duca Anna Churchill aveva sposato Charles Spencer, il terzo conte di Sunderland, sicché dopo il 1700 i discendenti della coppia assunsero il doppio cognome: all’altro ramo degli Spencer non legato ai Churchill sarebbe appartenuta alla fine del XX secolo la principessa Diana.
Il piccolo Winston veniva alla luce proprio mentre il padre iniziava una fulminea carriera politica con l’elezione alla Camera dei Comuni, tanto da apparire l’astro nascente del partito conservatore ed essere visto come potenziale primo ministro.
Un dato caratterizza l’infanzia di Winston, ossia la sostanziale assenza dei genitori che raramente andarono in visita presso le scuole prestigiose a cui era iscritto. Le lettere testimoniano che il bambino implorava i genitori che lo andassero a trovare, in cambio riceveva dai genitori minacce e rimproveri.
Un minimo di attenzione da parte dei genitori Winston la ricevette solo nel 1885 quando si ammalò di polmonite che lo ridusse in fin di vita.
Le conseguenze psicologiche furono irreversibili: la latitanza dei genitori aveva generato nel figlio malinconia e depressione alternate a fasi di irrequietezza incontrollata in cui la disciplina e l’ubbidienza in ambito scolastico venivano completamente a mancare.
Churchill in condotta era all’ultimo posto della classe, non aveva nessuna attitudine per la matematica. Nelle lingue classiche e in letteratura era riuscito a raggiungere risultati positivi, mentre in storia e geografia dimostrò subito di eccellere.
La rigidità della scuola limitava e frustrava i ragazzi dotati limitando la loro capacità creativa intellettuale. Winston faceva fatica a imparare tutto quello che gli veniva imposto, mentre eccelleva nello studio come autodidatta.
Gli insegnanti colpivano a suon di frusta i bambini e Winston aveva la schiena e i glutei pieni di cicatrici. Pertanto i genitori decisero di ritirare il bambino dalla St. George School di Ascot.
A sedici anni Winston aveva ricevuto una visita del padre, il quale rimase stupito dall’ordine in cui aveva disposto i soldatini il figlio. Il padre chiese al figlio se gli sarebbe piaciuto comandare un esercito. Il ragazzo rispose di sì.
I genitori avevano deciso che Winston non avrebbe studiato Giurisprudenza perché era ritenuto troppo stupido, ma avrebbe fatto carriera militare.
Winston escluse subito di diventare ufficiale di artiglieria o del genio a causa dei voti bassi in matematica. Per entrare all’Accademia di Sandhurst venne bocciato due volte e quando entrò dovette accontentarsi della cavalleria.
Il padre scrisse una lettera a Winston dicendogli che “Tutto il tuo lavoro è un insulto all’intelligenza”, perché il figlio doveva vergognarsi del risultato.
Il padre di Winston era stato nominato segretario di stato per le Indie e subito dopo Cancelliere dello scacchiere, nonché per la sua brillante oratoria capo dei parlamentari conservatori alla Camera dei Comuni.
Egli aveva avuto l’idea di ridurre la spesa statale così da abbassare le tasse a vantaggio dei meno abbienti: il rifiuto dei dicasteri militari di tagliare le loro dotazioni pose i ministri in conflitto con il padre di Winston. Questo portò il padre di Winston ad essere estromesso dalla politica.
All’inizio del 1887 la carriera politica del padre di Winston era terminata ed egli si ammalò di un tumore alla testa e impazzì. Morì il 24 gennaio 1895.
A Winston crollò il mondo addosso e per tutta la vita volle portare a compimento l’impegno politico del padre.
Verso la fine del 1895 si aggregò all’esercito coloniale spagnolo come corrispondente di guerra e fu anche informatore dei servizi segreti britannici.
Churchill si era rivolto agli amici del padre perché lo destinassero al Sudan, dove gli inglesi stavano combattendo. Egli finalmente si metteva alla prova in prima linea nella vittoriosa battaglia di Omdurman, dove la cavalleria aveva dovuto spianare la strada ai fanti. Winston nei suoi reportage criticava: il comandante per l’uso dei proiettili “Dum Dum” che si espandevano nel corpo provocando delle emorragie inarrestabili e per la profanazione della tomba del Mandi, ritenuto il messia. Winston diceva verità scomode non appena le individuava e seguiva il cuore anche a costo di apparire impopolare e senza fare calcoli personali, insomma “a fare quanto in quel momento riteneva giusto”.
I cinque anni di ripetuta presenza sui campi di battaglia, intervallati dalla prima candidatura parlamentare spinsero Winston a scrivere alla madre che la carriera militare “tanto più mi piace quanto più mi convinco che non è il mio mestiere”.
Egli era appassionato di affari militari con speciale competenza tecnica nello sviluppo degli armamenti. Churchill aveva individuato il suo campo di battaglia nel confronto politico, nella discussione parlamentare e nell’azione governativa: in tali ambiti avrebbe potuto esaltare l’indiscutibile egocentrismo.
All’inizio del Novecento entrò in contatto con i colleghi del padre ed elaborò le sue idee politiche.
La società inglese sarebbe stata organica, ossia una grande struttura composta da più parti tenute a collaborare in forza di vicendevoli obbligazioni morali: in questo senso la stabilità delle classi sociali sarebbe stata pregiudicata da un’eccessiva diseguaglianza tra ricchi e poveri, pericolo da scongiurare tramite il sostegno e la protezione offerte dal governo agli operai. L’insensibilità per la sofferenza avrebbe provocato disordini politici e instabilità sociale: mentre uno stato paternalista avrebbe favorito un incremento generale del benessere evitando eventi rivoluzionari. Churchill avrebbe aderito a questo pensiero apportandovi elementi di apertura sul piano delle riforme sociali e di persistente chiusura circa l’autodeterminazione dei popoli appartenenti all’Impero britannico, la cui conservazione avrebbe sempre ritenuto prioritaria per il mantenimento dell’equilibrio politico mondiale.
Churchill venne eletto alla camera dei comuni nel 1900 grazie alla popolarità acquisita nella guerra boera.
La svolta arrivò quando i liberali vinsero le elezioni alla fine del 1905 e Winston divenne sottosegretario alle colonie: appena trentenne ma già molto discusso, la sua ascesa apparve inarrestabile. Dal 1906 al 1929 egli occupò tutti i ministeri chiave.
Nel 1911 Churchill diventò Primo Lord dell’Ammiragliato, ossia ministro della marina.
Egli aveva svelato l’arretratezza della marina britannica rispetto a quella tedesca. Winston apportò delle innovazioni alla marina, che lo spinsero a promuovere una campagna contro l’Impero Ottomano per sbloccare la Prima guerra mondiale.
Dal 1917 al 1919 egli fu al governo come Ministro degli approvvigionamenti, incrementando la produzione di materiale bellico necessario per surclassare la Germania e costringerla alla resa.
Terminata la Prima guerra mondiale, Churchill venne elogiato da tutti per la sua impareggiabile capacità organizzativa; infatti la Germania era stata sconfitta proprio sul suo terreno, quello dell’imponente produzione di armamenti e il fallimento di Gallipoli sembrava dimenticato.
Egli perse molti consensi a causa della spedizione a sostegno all’Armata bianca in Russia e mandò truppe contro l’armata per l’indipendenza dell’Irlanda.
Nel 1922 Churchill a causa di un attacco di appendicite fu lontano dalle elezioni del 1922.
Nel 1924 riuscì ad avere il seggio alla Camera dei Comuni e venne nominato dal nuovo premier Cancelliere dello scacchiere. Nel 1925 Winston fece approvare un provvedimento molto controverso, il ripristino del Gold Standard, con cui la sterlina sarebbe stata convertita in oro al suo valore prebellico, ossia sopravvalutata del dieci per cento. Da una parte favorì la Germania eliminando l’inflazione, ma dall’altra parte gli effetti depressivi sull’economia britannica con aumento della disoccupazione e riduzione dei salari tanto che per la ripresa occorreva attendere il 1928.
Nel 1929 Churchill uscì dalla politica.
Winston, la cui carriera politica sembrava finita, si dedicava agli studi pubblicando una voluminosa storia della Prima guerra mondiale.
Egli era politicamente ai margini e conduceva impopolari battaglie di retroguardia opponendosi prima alla legge per l’autogoverno delle Indie e poi all’abdicazione di Edoardo VIII.
Agli inizi degli anni Trenta Winston aveva individuato Hitler come nemico e dichiarò che doveva essere fermato. Iniziò una campagna per il riarmo.
Churchill era convinto che occorreva soffocare sul nascere sia il comunismo sia il nazismo. Era uno dei pochi leader politici che aveva letto per intero il secondo volume del Mein Kampf, pertanto conosceva nei dettagli i piani di Hitler. Egli aveva antipatia per il comunismo staliniano e il fascismo di Mussolini, ma aveva ribrezzo per il nazismo, che doveva essere eliminato anche al costo di allearsi con l’URSS.
Winston riteneva che il nazismo negava i più elementari presupposti della civiltà umana quali libertà, rispetto, giustizia, democrazia e cultura.
La Germania si era sollevata e si avviava verso un’evoluzione democratica, ma poi la crisi del 1929 aveva sbriciolato tutto e aperto la strada del potere a Hitler.
Nel 1932 Churchill e Hitler si trovavano a Monaco. Il responsabile delle relazioni naziste voleva fare incontrare Churchill e Hitler. Quest’ultimo aveva fatto capire che non aveva nulla da dire a Churchill, il quale aveva fatto recapitare un biglietto a Hitler in cui gli veniva chiesto “Perché è tanto violento con gli ebrei? Dov’è la ragionevolezza di schierarsi contro un uomo soltanto a motivo della sua nascita? Come può un uomo modificare le proprie origini?”.
Il 24 marzo 1933 il Führer ricevette i pieni poteri e in quello stesso giorno Churchill inaugurò la sua lunga serie di discorsi antirazzisti.
Questi discorsi non erano sterili perché Churchill convocava riunioni periodiche con gli esperti per capire come la Germania si stesse riarmando e in che modo fronteggiarla.
Egli aveva letto il Mein Kampf e sapeva che per ideologia e metodologie il nazismo rappresentava un salto di qualità rispetto al fascismo, al falangismo e alle dittature dell’Est europeo. Il mito della razza implicava l’annientamento del diverso e la negazione dei più elementari valori di civiltà attraverso la guerra e il lager. Secondo Churchill tra il nazismo e la cultura occidentale non c’era nulla in comune.
Nel 1938 venne chiamato come salvatore della patria Chamberlain, mentre Churchill venne insultato in assemblea.
Negli anni a seguire la Germania si espanse e nel 1940 Chamberlain chiese di formare un governo di comunità nazionale, consapevole che solo Churchill avrebbe potuto guidarlo con il consenso generale.
Designato Re Giorgio VI il 10 maggio 1940, mentre le armate tedesche stavano mettendo a ferro e a fuoco Francia e Benelux con un’operazione combinata terra-aria, Churchill colse l’obiettivo che aveva sempre sognato e divenne Primo ministro.
Hitler dopo aver saputo che Churchill era diventato primo ministro inglese disse “Gli inglesi danno le chiavi della loro democrazia a una tale macchietta?”.
Il 13 maggio Churchill dava il suo primo discorso da Primo ministro. Per tale discorso prese spunto dal The Scaffolding of Rhetoric (L’impalcatura della retorica). Quelle pagine gli suggerirono che il discorso doveva essere breve e incisivo, in modo che l’ascoltatore provi un’emozione improvvisa, ma non sappia cosa l’abbia provocata né gli interessi capirlo.
In particolare fu il discorso tenuto da Garibaldi a Roma il 2 luglio 1849 a ispirare Churchill.
Il discorso tenuto da Churchill si divideva in tre parti:
- La prima parte precisa nei mesi che verranno: “Non ho nulla da offrire se non sangue, fatica, lacrime e sudore”.
- La seconda parte indica la condotta che intende tenere: “La mia risposta è fare la guerra per mare, terra, aria, con tutto il nostro potere e la forza che Dio ci può dare, fare la guerra contro una mostruosa e criminale tirannia”.
- La terza parte parla dell’obiettivo: “Vittoria, vittoria a ogni costo, vittoria a dispetto del terrore, per quanto lungo e impervio possa essere il cammino, perché senza vittoria non c’è sopravvivenza”.
La differenza tra i discorsi di Hitler e di Churchill è che il primo ha una condizione semidivina, solo lui può assicurare la gloria, mentre il secondo sa che per farcela ha bisogno del popolo, che è spaventato ma portatore di valori.
Oltre alla guida del governo, Churchill assunse anche quella del Ministro della Difesa e con ciò il coordinamento della guerra.
Winston aveva capito che il primato dello sproloquio baldanzoso e torrenziale andava lasciato a Hitler: avvertendo prossima la darkest hour, “l’’ora più buia”, chiedeva ai suoi ministri di mostrare salda fiducia nella vittoria senza tuttavia minimizzare la gravità degli avvenimenti.
Nelle stesse ore in cui Churchill assumeva il premierato, la Germania aggrediva Francia, Belgio, Olanda e Lussemburgo ponendo fine alla guerra d’attesa cui Hitler era stato indotto dai suoi generali, contrari ad attaccare già nel 1939.
Churchill delineava un piano, che prevedeva che la Francia prolungasse la resistenza pur senza speranze per alleggerire la pressione sugli assediati e organizzare il loro trasferimento in Inghilterra attraverso il canale della Manica.
Egli aveva intuito che la guerra sarebbe potuta proseguire solo se l’imbarco avesse avuto successo.
Il 27 maggio fino al 4 giugno del 1940 sulla Manica 42 cacciatorpediniere britanniche, insieme a imbarcazioni private, quotidianamente imbarcavano soldati.
Il 4 giugno per il felice esito dell’imbarco Winston tenne il seguente discorso: “Andremo avanti fino alla fine, combatteremo in Francia, combatteremo sui mari e gli oceani, combatteremo nell’aria con crescente sicurezza e forza, difenderemo la nostra isola a qualunque costo. Combatteremo sulle spiagge, combatteremo sulle piste di atterraggio, combatteremo nei campi e per le strade. Non ci arrenderemo mai. E anche se, cosa che non credo neppure per un momento, questa isola o una larga parte di essa si trovasse soggiogata e alla fame, allora il nostro impero d’oltremare, armato e protetto dalla flotta britannica, continuerà a combattere fino a che, quando Dio vorrà, il nuovo mondo con tutta la sua forza e potenza si farà avanti per soccorrere e liberare il Vecchio”.
Churchill era consapevole che i tedeschi dopo aver conquistato la Francia avrebbero invaso il Regno Unito. Il 18 giugno la campagna di Francia era finita e da lì a poco la Germania avrebbe conquistato il Regno Unito.
L’11 luglio i tedeschi attaccarono i convogli di mercanti in navigazione nel canale della Manica e le squadriglie inglesi che le difendevano, pertanto Churchill sospese la navigazione commerciale sulla Manica.
Il 13 agosto iniziò l’invasione regolare dei tedeschi nel Regno Unito, che prese il nome di “Leone marino”.
Il piano prevedeva che i tedeschi in quattro giorni avrebbero spazzato via la RAF attaccando gli aeroporti e le postazioni radar, così da annientare il Comando Caccia nell’Inghilterra meridionale, mentre nelle successive quattro settimane i bombardieri caccia avrebbero distrutto industrie e infrastrutture all’interno del paese. Nel contempo la marina tedesca avrebbe impedito a quella britannica di intervenire.
Dopo sarebbero sbarcati 26.000 uomini tra Brighton e Folkestone nel Sussex. Da ultime sarebbero arrivate le SS con la lista di persone da arrestare.
Hitler rinviò l’invasione del Regno Unito.
L’11 settembre Churchill avvisò la popolazione di prepararsi all’invasione tedesca.
Pochi giorni dopo il Führer dava ordini di bombardare gli inglesi a scopo terroristico.
Il 17 aprile del 1941 Londra veniva nuovamente bombardata.
In tanto Churchill faceva appelli sempre meno velati agli Stati Uniti affinché entrassero in guerra in nome della solidarietà occidentale. Roosevelt non poteva intervenire a causa di alcune leggi approvate in materia di neutralità.
L’11 marzo 1941 la marina della Germania aveva bombardato alcune navi americane perché sospettavano che trasportassero materiale per gli inglesi. Roosevelt rallentò la neutralità grazie alla norma che prevedeva che il presidente degli Stati Uniti poteva “vendere, trasferire titoli, scambiare, dare in affitto, prestare, o disporre in altra maniera di qualsiasi articolo di difesa” a beneficio dei governi la cui salvaguardia fosse da lui ritenuta essenziale per la protezione degli Stati Uniti stessi. Roosevelt spiegava agli americani che era necessario dare armi all’Inghilterra paragonando tale prestito alla pompa di giardino che si presta al vicino per spegnere l’incendio che può devastare anche la propria casa.
Il 22 giugno Hitler aggredì l’URSS violando il patto Molotov-Ribbentrop e il 7 dicembre il Giappone attaccò la base aerea di Pearl Harbor, trascinando gli Stati Uniti nel conflitto.
Stalin chiese di aprire un secondo fronte in Francia per alleggerire la pressione sul fronte orientale. Churchill voleva conquistare l’Africa settentrionale per usarla come piattaforma per aggredire l’Italia.
I piani cambiarono quando Hitler inviò nuove truppe di soccorso per gli assediati. Churchill rinviò il secondo fronte francese di un anno e anticipò di un anno l’attacco all’Italia.
Il 10 giugno 1943 gli alleati sbarcarono in Sicilia: il nome dell’operazione era Husky. La lotta all’interno dell’Italia durò dal 1943 sino al 1945, quando la Germania si arrese.
Il 6 giugno 1944 si aprì un secondo fronte in Francia: gli alleati sbarcarono in Normandia.
Churchill ricordò che al capo politico non sarebbe spettato prendere la carta geografica e muovere a tavolino i corpi d’armata, ma soltanto vegliare sulle scelte strategiche di fondo, autorizzando o bloccando talune operazioni.
Egli credeva nella superiorità delle nazioni europee perché avevano un più elevato livello di civilizzazione.
Churchill era immune all’antisemitismo e credeva che si doveva dare uno Stato agli ebrei in Palestina.
Egli pensava al diritto internazionale romano, orientato a quietas non movēre ( non agitare ciò che è calmo) e arricchito dall’idea-forza per cui tutti popoli si sarebbero dovuti legare non solo verticalmente alla Gran Bretagna, ma anche orizzontalmente tra loro per il perseguimento del bene comune. Da qui la creazione del Commonwealth.
Churchill tra il 1904 e 1919 aveva letto un rapporto di Mackinder il quale sosteneva che i rapporti tra le nazioni stavano cambiando. Egli sosteneva che se si verificasse una convergenza tra la fortezza centrale inespugnabile e una potenza industriale e militare laterale, allora si creerebbe un blocco continentale capace di dominare i mari e quindi il mondo, riducendo la Gran Bretagna a una modesta isoletta di contadine e pescatori.
Per scongiurare tale evento Churchill convocò Mackinder, il quale diede la soluzione del problema dicendo: “Chi governa l’Europa dell’Est comanda la fortezza centrale; chi governa la fortezza centrale comanda Europa, Asia e Africa; chi governa l’isola-mondo comanda il mondo”. Churchill capì subito che occorreva fare una zona-cuscinetto tra la Russia e la Germania per evitare la fine della Gran Bretagna.
Questo portò dopo la Prima guerra mondiale a creare una zona cuscinetto tra Russia e Germania, mentre durante la Seconda guerra Churchill si alleò con la Russia per paura di un’alleanza tra Russia e Germania.
Churchill non ripudiò la guerra come mezzo di risoluzioni delle controversie internazionali, soprattutto quando erano in gioco i principi e i valori su cui si basava l’Occidente.
La forza di Churchill era di capire dove e quando la politica deve cedere il passo alla guerra e di capire come sarebbero stati gli assetti internazionali dopo la guerra.
Nel 1945 finì la Seconda guerra mondiale e nello stesso anno Churchill venne sconfitto alle elezioni e rimase all’opposizione fino al 1951; e avrebbe nuovamente guidato il paese per quattro anni prima di ritirarsi a causa della malferma salute. Si spense nel 1965.
L’Europa era divisa in due blocchi, dando vita alla guerra fredda tra americani e sovietici.
Nascerà da lì a poco la Nato, che realizzò la teoria dei tre cerchi di Churchill: prima la solidarietà imperiale nel Commonwealth, poi quella atlantica, infine quella europea.