
The Collage Post Foto di Herney Gómez da Pixabay
Un’altra fiaba dei fratelli Grimm che fa riferimento all’integrazione all’Es, all’Io e al Super-io per raggiungere la felicità è “Fratello e Sorella”.
Questa fiaba percorre lo sviluppo della personalità umana: in un primo tempo la personalità del bambino è indifferenziata; poi dallo stato indifferenziato si sviluppa l’Es, l’Io e il Super-io. In un processo di maturazione essi devono essere integrati nonostante tensioni contrarie.
Nella fiaba “Fratello e Sorella” i due bambini scappano da una casa piena di privazioni. Essere cacciati di casa rappresenta la necessità di diventare se stessi. La fiaba non lascia alcun dubbio nella mente del bambino che è necessario sopportare il dolore e accettare dei rischi, perché bisogna conquistare la propria identità personale e nonostante tutte le ansie il lieto fine è assicurato. Il bambino che fa proprio il messaggio della fiaba troverà la vera dimora della sua più intima individualità; egli dominerà il vasto regno della propria personalità mediante la conoscenza della propria mente.
Il giorno dopo i due bambini arrivano a una fonte d’acqua che mormora “Chi mi beve diventerà una tigre”; il fratello vorrebbe bere l’acqua, ma la sorella, che non si lascia sopraffare dall’Es, riesce a non far bere al fratello l’acqua del ruscello.
La sorella rappresenta le funzioni mentali dell’Io e del Super-io, mentre il fratello rappresenta l’Es.
I due fratelli arrivano a un’altra fonte che avverte di avere il potere di trasformare in lupo chiunque beva la sua acqua. La sorella rappresenta l’Io e il Super-io e avverte il fratello del pericolo persuadendolo a non bere.
I due fratelli arrivano a una terza fonte, che trasforma in cervi coloro che bevono l’acqua. Ma coll’intensificarsi della sete (dell’Es) il fratello beve nonostante gli avvertimenti e le suppliche della sorella. Egli si trasforma in un cervo. La sorella rappresenta il controllo dell’Io perché nonostante la sua sete è stata capace di trattenersi dal bere. Essa si sfila la sua giarrettiera d’oro e la mette al collo del cerbiatto. La sorella e il cerbiatto trovano rifugio in una casa abbandonata.
La fiaba insegna che quando gli istinti animali vengono violentemente sollecitati, i controlli razionali perdono il loro potere frenante. Dopo che il cerbiatto e la sorellina hanno vissuto in pace per qualche tempo, il re organizza una grande caccia. Il primo giorno di caccia al suono del corno il cerbiatto vuole uscire e unirsi alla caccia, ma la sorella riesce a persuaderlo.
Il secondo giorno di caccia il cerbiatto esce e viene ferito e zoppicante ritorna a casa.
Il terzo giorno di caccia il cerbiatto esce di casa e ritorna insieme al re. Quest’ultimo conquistato dalla bellezza della fanciulla la chiede in moglie. La ragazza accetta a condizione che il cerbiatto rimanga con lei.
Il cervo viene cacciato: questa è l’iniziazione del cerbiatto, mentre la sorella non ha ancora avuto la sua iniziazione.
La regina mette al mondo un bambino mentre il re è a caccia. L’assenza del re durante il parto della moglie indica che si tratta di una transizione in cui le persone possono offrire solo un aiuto limitato. Il parto è una trasformazione che cambia la bambina in madre.
Una strega prende le sembianze della dama d’onore della regina. Ella convince la regina a fare un bagno che le provoca la morte e sostituisce la regina con sua figlia.
A mezzanotte la regina riappare per prendersi cura del figlio e del cerbiatto per tre notti. Alla terza notte il re fa resuscitare la regina. Solo dopo che giustizia è stata fatta il cerbiatto ritorna con le sue fattezze umane. Vissero felici e contenti.
Questa fiaba insegna che quando vengono eliminate le tendenze animalesche dell’uomo (il cerbiatto) e quelle associate (la strega), emergono le qualità umane. La discrepanza di fratello e sorella viene risolta attraverso l’integrazione umana.