
THE COLLAGE POST
La danza come arte vive un profondo disagio.
A partire dall’osservatorio sociale, soprattutto se si pone attenzione alla moda del ballo nelle sue valenze più propriamente comunitarie, la domanda di una danza come espressione singolare del proprio corpo e della propria personalità , o come manifestazione di appartenenza a un gruppi determinato da specifica identità , è ingente e crescente.
Ad esempio i balli che vengono fatti in discoteca. Per un pubblico sempre più vasto, un’offerta di corsi che va dalla danza popolare alla danza storica, dalla danzaterapia e i balli di sala.
La sfida che viene lanciata alla danza è quella di ritrovare la propria vocazione originaria di evento sociale, rituale, sacro, di ripercorrere, anche nell’ambito delle proprie manifestazioni artistiche, la strada della riaffermazione sul piano corporeo, della centralità del soggetto umano, proprio nel momento in cui il pensiero, anche e soprattutto sul piano filosofico, si attesta su istanze deboliste.
La danza deve rifondarsi e rigenerarsi dalle sue stesse ceneri ricuperando il suo tratto originario.
È tramontata l’epoca in cui la danza era l’elemento sovvertitore che attraversa le arti performative e i linguaggi nati da vecchie e nuove tecnologie, sorta di catalizzatore di tutte le reazioni alchemiche dell’arte.
Oggi la danza stenta a trovare una propria dimensione e sembra desiderosa di ripartire da zero per dar vita a nuove forme artistiche.