THE COLLAGE POST

Edward Louis Bernays è uno degli americani più influenti del ’900. Alla vigilia della grande crisi del 1928 pubblica il libro Propaganda.

Egli spiega come manipolare in modo intelligente le abitudini e le idee della massa sia un aspetto importante dell’inizio di una società democratica.

I responsabili di questa manipolazione appartengono spesso a un vero e proprio governo invisibile che regge le sorti del paese e che utilizza la propaganda per dare forma al caos.

La manipolazione consapevole e intelligente delle opinioni e delle abitudini delle masse svolge un ruolo importante in una società democratica: chi padroneggia questo dispositivo sociale costituisce un potere invisibile che dirige veramente il paese.

Noi siamo governati da uomini di cui ignoriamo tutto ma che sono in grado di plasmare la nostra mentalità, orientare i nostri gusti, suggerirci cosa pensare.

Molto spesso i nostri capi invisibili non conoscono l’identità degli altri membri di quell’esecutivo ristretto di cui fanno parte. Ci governano in virtù della loro autorità naturale, della loro capacità di formulare idee che ci servono e della posizione che occupano nella struttura sociale.

Esiste una struttura invisibile che, legando inestricabilmente innumerevoli gruppi e associazioni, costituisce il dispositivo attraverso cui il regime democratico organizza il suo spirito di gruppo e semplifica il proprio pensiero collettivo.

La macchina a vapore, la stampa e l’alfabetizzazione di massa hanno strappato il potere ai sovrani per consegnarlo al popolo, che lo ha ricevuto in retaggio.

La minoranza ha scoperto di poter influenzare la maggioranza in funzione dei suoi interessi: ormai è possibile plasmare l’opinione delle masse per convincerle a orientare nella direzione voluta la forza che hanno da poco acquisito.

La propaganda è l’organo esecutivo del governo invisibile.

L’istruzione generalizzata doveva permettere alla persona comune di padroneggiare l’ambiente in cui vive, invece ha consegnato una serie di idee stereotipate. Questi stereotipi diffusi in grande scala si chiamano propaganda.

Quest’ultima modifica le nostre immagini mentali del mondo. Anche se l’osservazione sembra troppo pessimista, le tendenze che l’opinione pubblica riflette sono indubbiamente vere. Sempre di più la propaganda viene utilizzata perché è stata riconosciuta la sua efficacia nell’ottenere l’adesione delle masse. Perciò quando qualcuno ha una sufficiente influenza può trascinare con sé una parte della popolazione, almeno per un certo tempo e verso un obiettivo preciso.

Dirigenti invisibili controllano il destino di milioni di persone. Generalmente ignoriamo fino a che punto le dichiarazioni e le azioni di coloro che occupano il proscenio siano dettate da abili personaggi che agiscono dietro le quinte. E cosa ancora più grave non comprendiamo come e quanto riescano a plasmare il nostro comportamento.

Il problema politico più grande della democrazia moderna è quello di far sì che i governanti possano operare in modo soddisfacente. Vox populi, vox Dei: il vecchio adagio ha ben presto contribuito a rendere gli elettori docili servitori del corpo elettorale. Questo ha fatto sì che ci sia una stagnazione politica. La voce del popolo è soltanto l’espressione di un sentimento, forgiato dai leader che raccolgono la fiducia popolare e da coloro che sanno manovrare l’opinione pubblica, retaggio di pregiudizi, simboli e stereotipi cui si aggiungono alcune formule instillate dai leader.

La propaganda offre al politico abile e sincero uno strumento di qualità per modellare la volontà del popolo.

Il programma politico, quando viene presentato, è incomprensibile agli elettori, perché il programma è costruito sulla base che il capo segue la massa.

Il leader che deve seguire la massa per raggiungere una carica pubblica ha come unico mezzo la propaganda.

Le campagne politiche si riassumono in una serie di performance e di espressioni ridondanti celanti e vuote.

In esse non c’è quasi mai traccia dello studio scientifico del pubblico né della necessità di presentargli un partito, un candidato, un programma, dei risultati e di vendergli queste idee e questi prodotti.

La preparazione del programma dovrebbe basarsi su un’analisi il più possibile scientifica della popolazione e dei suoi bisogni. Una ricerca sulle aspirazioni e sulle esigenze dei cittadini sarebbe molto utile allo stratega politico, che ha il gravissimo compito di elaborare proposte coerenti sulle iniziative che il partito e i suoi eletti attueranno durante il loro mandato.

Durante la campagna elettorale è necessario toccare le corde sentimentali degli elettori, ma occorre anche rispondere a tre requisiti:

  1. La propaganda coincide perfettamente con le grandi linee della campagna, anche nei minimi dettagli;
  2. La propaganda si adatta ai numerosi gruppi cui si rivolge;
  3. La propaganda si adegua ai mezzi di diffusione.

Anche nelle scuole sussiste la propaganda. Il rettore di un’università, che si preoccupa dell’immagine della sua istituzione presso il grande pubblico, rappresenta certamente una grossa novità e suscita un certo sconcerto. È tuttavia una delle attribuzioni del rettore vigilare affinché il suo ateneo abbia il giusto rilievo all’interno della collettività, quindi agli occhi dell’opinione pubblica, e dia i risultati attesi sul piano culturale.

Numerose università consentono ai cittadini di partecipare alla vita universitaria.

Un mezzo della propaganda è il cinema: tale mezzo è efficace per diffondere idee, opinioni e per uniformare i pensieri e le abitudini di tutta la nazione.

 La propaganda esisterà sempre e le persone intelligenti devono capire che essa offre uno strumento moderno da adoperare per finalità positive: creare ordine partendo dal caos.


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