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Le carte da gioco precedono la nascita dei tarocchi: furono inventate in Cina intorno all’VIII secolo .
Tali carte furono importate in India e in Persia. Nel XIII secolo erano nel vicino Oriente,
successivamente furono portate in Europa dai saraceni, più precisamente dalle coste africane alle coste spagnole nel 1360 circa.
Quello che sembrava un ingenuo gioco di società diventò un problema di ordine pubblico perché il popolo passava il proprio tempo a giocare d’azzardo piuttosto che svolgere i propri compiti lavorativi, coniugali, e religiosi. Il gioco d’azzardo causava zuffe furibonde e portò i magistrati a intervenire tramite editti per combattere tali costumi.
La fisionomia delle antiche carte la troviamo in due fogli datati al 1390 circa, dove sono presenti semi di Bastoni, Spade e Coppe.
Nel 1408 Valentina Visconti aveva commissionato un mazzo di carte con cui giocava regolarmente con le sue dame di compagnia. Alla corte dei Visconti erano presenti varie carte da gioco. Filippo Maria Visconti aveva commissionato un mazzo di carte con immagini di antiche divinità e degli animali a esse sottoposte.
Di quel mazzo rimane la descrizione in un libretto scritto da Marziano da Sant’Aloisio.
Il significato allegorico di sedici personaggi mitologici e il loro collegamento con quattro temi a carattere etico, ricchezza, virtù, verginità e piaceri, simboleggiati da aquile, fenici, tortore e colombi. In questo libretto si trova un primo importante indizio sull’origine del gioco dei trionfi.
Giove veniva rappresentato con un’aquila ai piedi e con in mano lo scettro che simboleggia il potere sul mondo come l’imperatore dei Tarocchi.
Apollo veniva disegnato mentre reggeva il disco solare. Ercole veniva ritratto mentre sconfiggeva il leone Nemeo.
Cupido veniva disegnato mentre lanciava le sue frecce agli amanti. Marte veniva rappresentato sul suo carro da guerra. La dea Diana veniva rappresentata vicino alla luna.
Nel 1420 un editto milanese proibiva di giocare a carte, se non rispettando le buone regole antiche, cioè rispondendo al seme giocato dall’avversario in modo da limitare la fortuna.
Nel territorio erano presenti i cosiddetti Tarocchi Cary-Yale o Visconti di Modrone.
In tali carte il seme di denaro veniva rappresentato con le due facce dei fiorini. Le carte degli amanti rappresentavano una coppia che si stringe la mano sotto un baldacchino sormontato da Cupido.
Dal Settecento in avanti ci sono tre carte del mazzo di Filippo Maria Visconti che attirano
l’attenzione, cioè le virtù teologali: fede, speranza e carità. La figura della fede è presente nei successivi mazzi, mentre speranza e carità scomparvero. In questo mazzo sussistevano per ogni seme sei figure: Re, Regina, Cavaliere, Dama, Fantesca, Fante.
Nel periodo rinascimentale i trionfi si caricavano di contenuti allegorici, nel senso che spesso il signore appena insediato al potere era preceduto da carri sui quali si ergeva un uomo o una donna vestiti in modo da ricordare una virtù e circondati dagli emblemi a essa legati. Per esempio, la forza era un guerriero con la corazza e le armi in mano, la carità portava una fiaccola accesa ed era affiancata da un finto unicorno.
Le virtù teologali (fede, speranza e carità) e cardinali (forza, temperanza, prudenza e giustizia) erano scolpite sui portali delle chiese. Il Matto, il Bagatto, il Papa, l’Imperatore, gli Amanti e l’Eremita erano allegorie delle diverse condizioni umane che s’incontravano spesso nelle illustrazioni dei libri di astrologia, mescolate ai cosiddetti “figli dei pianeti”.
La luna e il sole erano rappresentati in qualsiasi libro di astronomia e afrescati sulle pareti dei palazzi pubblici.
La Ruota della fortuna era un monito sulla precarietà delle conquiste umane e sulla fragilità della vita ed era rappresentata spesso sulle pareti dei palazzi, sui trattati di morale e sui libri delle sorti.
Le figure della morte, del diavolo e degli angeli del Giudizio erano nel cimitero e nelle chiese.
Fra il Quattrocento e il Cinquecento venivano prodotti in Italia mazzi simili ai Trionfi.
In Emilia-Romagna spopolano le carte del Mantegna. Queste carte erano cinquanta ed
erano divise in cinque gruppi di dieci immagini. Ogni figura porta un titolo al piede
affiancato sulla destra da una doppia numerazione e sulla sinistra da una lettera
dell’alfabeto.
Nascono i Tarocchi degli antichi condottieri, i quali erano composti da ventidue Trionfi e
sedici Onori. Questo mazzo di carte aveva chiare metafore alchimiste.
A Firenze nascono i tarocchi chiamati Minchiate, che ha quarantuno Trionfi.
A pochi decenni dalla loro nascita i Tarocchi prendevano piede anche nelle classi sociali più povere. È famoso il sermone di San Bernardino, il quale diceva che le figure di angeli, i pianeti, le virtù cardinali, il papa e l’imperatore venivano usati di proposito per indurre alla perdizione.
A partire dal 1494, in seguito all’invasione del ducato di Milano da parte dell’esercito francese guidato dal re Carlo VIII, i Tarocchi incominciarono a diffondersi in Francia.
I Trionfi di Geoffroy si distinguevano non tanto per il soggetto, quanto per l’atteggiamento di ogni personaggio. Per esempio il Bagatto è un illusionista che esegue i suoi giochi di prestigio davanti a tre personaggi.
I tarocchi di Vieville e di Noblet sono considerati l’anello di congiunzione tra i tarocchi italiani del Cinquecento e i tarocchi marsigliesi che trovavano piena espressione solo nel Settecento. In questo mazzo alcune figure erano state riprese da altri mazzi di carte, altre figure erano state inventate ex novo.
I Tarocchi di Marsigliesi nascono grazie a Paul Marteau, direttore della ditta Grimaud che ha prodotto una riedizione del Tarocco di Nicolas Conver stampato a Marsiglia nel 1760, fino ad allora chiamato “Tarocco Italiano”.
I tarocchi erano nati come gioco di società: un passatempo di corte che divenne poi un gioco popolare.
Non è pervenuto alcun documento di epoca quattrocentesca in cui si accenni all’uso delle carte da gioco per la divinazione. Ciò nonostante, gli esoteristi sono stati capaci di dare vita a un mito che resiste ancora oggi: l’origine egizia dei Tarocchi e il loro utilizzo per divinare il futuro, che si sarebbe diffuso in tutta Europa alla fine del Medioevo. Basandosi su questa ipotesi alcuni cronisti hanno cercato nelle opere del Rinascimento qualche conferma.
Un’altra immagine spesso citata a riprova della precoce diffusione della cartomanzia è un’incisione di Israhel van Meckenem che ritrae un uomo e una donna davanti a un tavolo sul quale sono disposte delle carte da gioco. La donna mostra un Asso di Bastoni con aria soddisfatta mentre l’uomo solleva una mano con atteggiamento visibilmente irritato per la sconfitta.
Esistono allusioni a pratiche cartomantiche in due opere cinquecentesche: la Spagna
Istoriata e il Caos del Triperuno.
La Spagna Istoriata nel canto XX un verso racconta che Rolando per scoprire dove sono i nemici di Carlo Magno fece ricorso alla magia, fece un cerchio e gettò le carte.
Il Caos del Triperuno descrive i quattro amici di Limerno che estraggono a caso alcuni trionfi e gli domandano di recitare una sentenza in rima che esprima la sorte di ognuno.
Il libro di sorte era basato su un mazzo di cinquantadue carte molto particolari, realizzato in Inghilterra verso il 1670-90 da John Lenthall. In questo mazzo le domande e le risposte
erano scritte sulle carte stesse come fossero le pagine di un libro.
Tra il 1724 e 1792 a Parigi era attivo un indovino chiamato Jean-Baptiste Alliette, che era
divenuto famoso con il soprannome di Etteilla. Egli scrisse alcuni libri di esoterismo come
Etteilla ou la seule manière de tirer les cartes. In questo libro veniva spiegato un semplice metodo per leggere il destino delle persone con un semplice mazzo di carte con semi francesi. Egli aveva raccolto in questo libro una tecnica di divinazione popolare ancora poco diffusa di lettura di carte comuni.
Nel frattempo i tarocchi marsigliesi si erano diffusi in tutta Europa come gioco di società. Un adepto della massoneria francese, Antoine Court de Gébelin, annunciava di aver scoperto che la vera origine delle carte era da ricercare in Egitto. Egli parlava di un testo sacro, il Libro di Thot, che si sarebbe tramandato nel corso dei secoli sotto forma di gioco portato dagli zingari. Tale tesi era priva di fondamento, ma prese piede in tutta Europa del Settecento.
Nel 1773 Court de Gébelin pubblicò l’Enciclopedia Monde primitif, analysé et comparé avec le monde moderne. Tale opera consisteva nel comparare miti egizi e greci, racconti biblici, radici linguistiche.
Court de Gébelin sosteneva che i tarocchi erano il Libro di Thot, un’opera in cui
gli antichi egizi rappresentavano la creazione e alcuni precetti di morale. Thor era associato al dio Mercurio, il quale era l’inventore della scrittura e il patrono delle arti magiche.
I tarocchi erano un libro cosmologico diviso in ventidue Atous i quali si dividevano in tre gruppi . Il primo gruppo, detto Secolo d’oro, descrive le fasi della creazione ricalcando la genesi biblica: l’universo (mondo), l’umanità (giudizio), il sole, la luna, le stelle e la casa rovesciata (torre) sono il paradiso terrestre. L’ultima carta del gruppo è Tifone, ovvero il diavolo, che veniva attribuito all’innocenza dell’uomo.
Il secondo gruppo è il Secolo d’argento con l’angelo della temperanza che istruisce l’umanità sul modo di evitare il tragico destino al quale è condannata. La serie continua con gli incidenti della vita umana con L’Appeso. La forza rappresenta un soccorso alla prudenza mentre la ruota insegna che la caduta dell’essere umano non è a causa delle sue virtù ma della fortuna favorevole. L’eremita rappresenta il filosofo in cerca della giustizia, che è l’ultima carta del mazzo.
Infine il terzo gruppo che rappresenta il Secolo di ferro, che inizia con il carro da guerra e
prosegue con l’uomo in bilico tra vizio e virtù, ovvero la carte degli amanti. Quindi appare Giove che con la folgore minaccia la terra. Dopo ci sono re (imperatore) e regina
(imperatrice) e si arriva alla penultima carta, Giunone, che con la mano indica la terra per
annunciare la religione terrestre o l’idealità simboleggiata da un pavone. L’ultima serie termina con il bagatto che tiene in mano la bacchetta dei maghi.
Nei primi dell’Ottocento la cartomanzia era praticata in ogni regione europea e presso tutti i ceti. I mazzi più usati erano le sibille, le comuni carte francesi e i tarocchi.
Levi pubblicò i due volumi del Dogme et Rituel de la Haute Magie. Il primo libro era dedicato ai dogmi magici, strutturato in ventidue capitoli, ognuno dei quali corrisponde a una lettera ebraica dell’esoterismo. In questi paragrafi sussiste il riferimento al rapporto dei ventidue Trionfi con i sentieri dell’albero della Cabbala. Questi ultimi sono lo schema che secondo l’esoterismo ebraico corrisponde alle fasi della creazione universale, alla caduta dell’essere umano nel modo fisico e ai sentieri che permettono di risalire fino al vertice dell’albero.
Nel capitolo XXII, intitolato “Le Livre d’Hermès”, si fa un richiamo al dio Ermes, il Thor degli egizi. Tale richiamo è formale perché Levi sostiene che i tarocchi erano nati nell’ambito dei sacerdoti ebraici.
Paul Christian in Histoire de la Magie descrive molto dettagliatamente un rito svolto dentro alla sfinge di Giza. Il neofita all’inizio del percorso veniva affiancato da due tesmoteti che lo conducevano in una grande sala circolare. In tale posto i tesmoteti spaventavano il neofita che doveva rimanere impassibile. Il neofita doveva passare in un cunicolo pieno di ostacoli che lo portava davanti a un cancello di ferro e nei muri erano dipinte ventidue figure. Dopo poco giungeva il pastoforo che spiegava i dipinti al neofita.
I tarocchi si rifanno a tali figure.
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Papus sosteneva che i tarocchi erano un gioco iniziatico portato in occidente dagli zingari. I tarocchi erano la sintesi di tutte le religioni antiche.
Papus nel libro Le Tarot des Bohemiens affermava che i tarocchi erano la base dell’Ars magna di Raimondo Lullo. Egli sosteneva che con i Tarocchi era possibile svelare il legame che unisce Dio, l’uomo e l’universo. Papus si basava sugli scritti di cabalisti cristiani.
Egli descriveva i significati dei ventidue trionfi che l’esoterista metteva in relazione con le
ventidue lettere dell’alfabeto ebraico. Egli applicava il significato tradizionale di ogni lettera a una lama dei tarocchi, riteneva di poter definire il senso profondo e misterioso di ogni allegoria.
Le Lamine Maggiori venivano suddivise in tre settenari. Il primo settenario viene definito
Teogonia e le lamine vanno da 1 a 7 e rappresentano la genesi divina. Il secondo gruppo è chiamato Androginia e le lamine vanno da 7 a 13 e riguardano la genesi umana. Il terzo gruppo viene chiamato Cosmogonia e descrive la genesi cosmica.
Secondo Papus i tarocchi descrivono l’origine dell’umanità portando Adamo ed Eva a cadere nel mondo materiale.
Westcott pubblica The Magical Ritual of Sanctum Regnum, nel quale viene descritto il Magico Rituale che proponeva una chiave di lettura magica dei Tarocchi.
La Golden Dawn al suo interno aveva una gerarchia suddivisa nei seguenti gradi: al vertice troviamo l’Ipsissimus e alla base il Neophita. Gli adepti erano divisi in tre ordini
corrispondenti al grado iniziatico raggiunto. Al grado più basso c’era l’ordine esterno, poi veniva l’ordine Rosae Rubrae e al vertice l’ordine interno.
I dieci gradi che componevano la gerarchia della fratellanza erano in relazione con le
sephirot. Il passaggio da un grado all’altro imponeva agli adepti il pagamento di una quota che dava la possibilità di consultare dei testi di un corso di esoterismo. Tale corso aveva delle lezioni riguardanti i tarocchi.
Ogni volta che l’addetto voleva salire di un grado superiore, doveva dimostrare di conoscere i tarocchi.
Il Liber T da attribuire a Mathers incomincia la sommaria descrizione di venti figure
corrispondenti ai quattro assi e a ogni seme è corrisposto un elemento della tradizione magica . Le carte da 2 a 10 corrispondono ai segni zodiacali.
Gli iniziati alla Golden Dawn erano tenuti a conoscere tutte le attribuzioni segrete del Liber T sia teoriche che pratiche.
Nel Novecento si hanno molti mazzi di carte dei tarocchi legati alla new age di varie tematiche. Famosi sono i tarocchi degli angeli, degli elfi, fate.