THE COLLAGE POST

Partendo da un rifiuto degli psicologismi della modern dance, Cunningham si riavvicina alle linee pure astratte della danze d’ecole. Tale movimento si sviluppa come movimento anti emotivo e anti narrativo. Il rifiuto della dimensione interiore come motore drammaturgico porta a concepire la danza come arte del rigore formale, arte dall’astrazione, libera da qualsiasi condizionamento ideologico, senza pretese didascaliche o intenti descrittivi. Nella coreografia incorrono tre parti: spazio, tempo, immobilità, mentre nella musica si hanno: suono, tempo, silenzio.

Spazio e tempo sono per Cunningham un’unica prospettiva, che è compresa appieno solo quando la danza viene a coincidere con l’immobilità.

Nella danza lo spazio e il tempo sono inseparabili. Un corpo che rimane fermo occupa esattamente lo stesso spazio e lo stesso tempo di un corpo che si muove.

Cunningham intende ripensare la danza, il corpo e la sua relazione con la scena in una prospettiva non comunicativa: la danza non è latrice di messaggi, ne può fornire.

Come un mandala tibetano la danza di Cunningham è un insieme di tracce assai complesse che il danzatore disegna al suo passaggio, ma immediatamente è invitato a cancellare, disperdendole nell’oscura immanenza dello spazio-tempo.

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