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La nascita di Lorenzo de’ Medici è incerta: si pensa che sia nato l’1 gennaio 1449 o l’1 gennaio 1448 a Firenze.

Occorre fare delle precisazioni riguardanti tale periodo storico. Le libertà agli occhi dei fiorentini rappresentava il massimo bene, significava sia libertà dalla sottomissione ad altri Stati sia una costituzione repubblicana sotto cui tutte le classi della città avessero una parte di responsabilità politica.

Le grandi famiglie di commercianti venivano chiamate popolo grasso ed erano iscritte a una delle sette corporazioni maggiori (Arti).

Di queste l’arte di Calimala aveva assunto rilievo nel corso del Dodicesimo secolo prima per l’importazione e in seguito per l’apprettatura e la tintura di tessuti stranieri.

L’arte della lana portò il commercio della lana al suo apice e assorbì manodopera.

L’arte del cambio era lo scambio di denaro come le banche, pegno locale. Gli avvocati redigevano contratti.

Nell’arte dei medici e degli speziali c’erano sia dottori che fornitori di tinture, droghe, spezie e altri prodotti.

I nobili erano esclusi dalla signoria, nonostante fossero poche le differenze con il popolo grasso.

Dino Campagna, cronista dell’epoca, descrisse nel 1301 la famiglia dei medici come una delle famiglie di cittadini potenti.

I membri di questa famiglia vennero scelti più volte come capi della repubblica.

Salvestro de’ Medici ottenne popolarità sostenendo la causa dei Ciompi e Giovanni, suo lontano parente, elardito la benevolenza  del popolo. I diretti antenati di Giovanni possedevano una fattoria che per lungo tempo fu la casa di campagna della famiglia de’ Medici.

Giovanni costruì una fortuna ed era l’uomo più ricco d’Italia. Egli fece delle donazioni agli ospedali e partecipò alla vita pubblica. Nel 1429 Giovanni morì e gli subentrò Cosimo.

Quest’ultimo governò Firenze e durante il suo mandato venne eletto Gonfaloniere di Giustizia.

Verso la fine degli anni ’40 del 1400 Cosimo de’ Medici fece amicizia con il grande condottiero Francesco Sforza, quando combatté dalla parte di Venezia.

Lorenzo ricevette la sua prima lezione nell’arte del vivere in un ambiente familiare numeroso e molto unito.

Piero, il padre di Lorenzo, è stato un padre molto affettuoso anche se molto severo; per Lorenzo fu un modello di responsabilità e si diede da fare affinché il suo erede non fosse viziato.

Per Lorenzo i membri più importanti della famiglia furono sua nonna e sua madre, Contessina de’ Bardi e Lucrezia Tornabuoni. Entrambe venivano da casate di ricchi commercianti, ma per il resto esse rappresentavano due diversi tipi di donne fiorentine.

Contessina era la perfetta donna di classe, mentre Lucrezia aveva interessi al di là della famiglia.

L’educazione di Lorenzo iniziò all’età di cinque anni, il suo primo tutore fu Gentile Becchi, in seguito Vescovo di Arezzo.

Fisicamente Lorenzo era alto e scuro di capelli, con un colorito giallastro, i lineamenti irregolari e le narici schiacciate che lo privano del senso dell’olfatto. Egli era brutto e nello stesso tempo dignitoso e dotato di grande forza fisica. Divenne un abile cavaliere e si dilettò nella falconeria e nella caccia.

Nel 1469 Lorenzo sposò Clarice Orsini, figlia di un nobile romano. Ella non era la compagna ideale per Lorenzo de’ Medici.

L’unione di Lorenzo con Clarice fu, come riconobbe lui stesso, un mariage de convenance, ma furono tutt’altro che infelici.

I legami familiari tra i Medici erano sacrosanti e, quando Clarice divenne una di loro, Lorenzo la trattò con gentilezza e considerazione. Ella, tuttavia, non aveva gusto per l’arte e per la letteratura e non sapeva nulla di politica, così fu esclusa dai principali interessi della vita di Lorenzo e fu incapace di condividere le sue pene e le sue soddisfazioni. Dal matrimonio nacquero dieci figli. Nel 1488 Clarice morì di tubercolosi.

Un tempo si riteneva che le palle rosse raffigurate sullo stemma dei Medici fossero riferite a un gioco di parole sul loro nome e che rappresentassero delle pillole medicinali. Più probabilmente esse raffigurano le palle dei banchi di pegno. Lo stemma dell’arte del cambio era uno scudo rosso con delle palle dorate. Le palle divennero il simbolo degli scambi monetari e potrebbero aver suggerito sia le sei palle rosse dei Medici che le tre palle dorate dell’insegna dei banchi di pegno.

La Banca Medici raggiunse il suo massimo splendore sotto Cosimo e, quando Lorenzo divenne capo dell’azienda, molte persone in molti luoghi stavano trafficando sotto l’insegna delle palle “nel nome di Dio e della buona sorte”.

La banca milanese fu fondata da Cosimo dopo che Francesco Sforza divenne duca; quest’ultimo ne mise a capo il suo ministro delle finanze e la banca divenne un importante centro per gli affari dei Medici.

Firenze non riuscì mai nell’intento di sviluppare una propria industria di trasporti che fosse adeguata alle sue effettive necessità, così la banca Medici di Venezia continuò a essere il centro dei commerci fiorentini con l’oriente. Quando, verso la metà del secolo, Firenze e Venezia entrarono in guerra, le proprietà della banca furono confiscate, ma i rapporti d’affari erano troppo preziosi per tutti gli interessati.

Ogni succursale rappresentava un’entità separata con il proprio direttore, contemporaneamente socio della banca, ma i Medici mantenevano il controllo dell’azienda facendo in modo che più della metà delle quote fosse nelle mani dei membri della famiglia.

Sotto il direttore c’erano degli agenti e dei subalterni conosciuti come giovani.

La supremazia dei Medici a Firenze poggiava su tre pilastri.

Il primo era la presenza di una quantità di amici legati a loro da interessi comuni.

Il secondo era il sostegno delle corporazioni commerciali, ottenuto facendo in modo che tutte avessero la loro parte di oneri al governo e di vantaggi commerciali nella sistemazione dello stato. Il terzo era il popolo  le cui principali necessità erano il cibo e il divertimento.

Durante gli anni dell’ascesa di Lorenzo tutti questi pilastri furono rafforzati.

Durante i primi anni di governo di Lorenzo, le relazioni di Firenze con l’estero non gli furono meno favorevoli dell’amministrazione interna.

Le due erano strettamente legate perché la reputazione di Lorenzo a Firenze era determinata in gran parte dalla considerazione in cui era tenuta dalle potenze straniere. Il problema della politica estera consisteva nel mantenere la pace mentre ogni stato aveva ambizioni in conflitto con quelle dello stato vicino.

Un evento significativo nella vita di Lorenzo fu la congiura dei Pazzi. Occorre precisare che prima di tale evento la famiglia Medici aveva subito una congiura per ogni generazione.

Cosimo de Medici venne esiliato per motivi politici per un anno, mentre il figlio Piero scampò per miracolo a un’imboscata, e così anche Lorenzo e suo fratello.

I Pazzi erano una vecchia famiglia fiorentina, conosciuta da molto più tempo della famiglia Medici.

Uno dei Pazzi ritornò dalla prima crociata portando con sé del fuoco dall’altare del santo sepolcro di Gerusalemme. I suoi discendenti divennero custodi delle antiche pietre focaie con le quali ogni anno viene acceso il nuovo fuoco nella cattedrale di Firenze. La sua impresa viene commemorata nella cerimonia conosciuta come lo Scoppio del Carro.

Cosimo de’ Medici liberò i Pazzi dalla interdizione imposta alla nobiltà, permettendo loro di prendere parte alla vita politica e commerciale.

A suggellare l’unione delle due famiglie è stato il matrimonio tra Guglielmo dei Pazzi con la sorella di Lorenzo, Bianca.

Contro il volere dei Medici la famiglia Pazzi aveva prestato soldi a Sisto IV per comprare Modena.

Uno della famiglia dei Pazzi aveva sposato la figlia di Giovanni Borromeo e si aspettava di prendere possesso del patrimonio. Le sue aspettative andarono in frantumi perché venne approvata la legge che i nipoti potevano ereditare al posto della figlia.

Per questi ed altri motivi prese forma la congiura dei Pazzi.

Tale congiura doveva avvenire il 25 aprile del 1478, ma a causa di un malore di Giuliano de’ Medici fu posticipata il 26 aprile dello stesso anno.

Secondo quanto narrato dai testimoni il 26 aprile il cardinale Raffaele Riario invitò tutti a messa in Duomo per ringraziarli della festa avvenuta il giorno precedente in suo onore.

I congiurati, non vedendo Giuliano de’ Medici a messa, lo andarono a cercare e lo trovarono per la strada. Uno della famiglia Pazzi abbracciò Giuliano. Questo gesto serviva a capire se Giuliano indossasse la maglia metallica protettiva. Per via del malore Giuliano non indossava la protezione. I congiurati giunsero in chiesa con Giuliano.

Quando giunse il momento, il Baroncelli infilzò il suo pugnale nel fianco di Giuliano. Quest’ultimo a causa del feroce attacco morì.

Lorenzo si salvò perché i suoi assalitori erano meno esperti e lo colpirono di striscio sulla spalla. Egli riuscì a nascondersi in sacrestia.

Jacopo dei Pazzi andò in piazza urlando “Libertà” e venne assalito dalla folla che aggredì i congiurati.

Gli alleati degli attentatori, che aspettavano fuori le mura della città, non attaccarono perché avevano capito il fallimento del piano.

Poche ore dopo i congiurati furono impiccati.

Dopo tali fatti Lorenzo si occupò del mutamento della costituzione.

Nel 1480 fu introdotta la Signoria, che fu approvata dai consigli legislativi anche se nessun parlamento venne radunato per l’approvazione.

La Signoria si pronunciò con decisioni che apportarono un cambiamento rivoluzionario nella Costituzione. Fu istituito un Consiglio dei Settanta composto dai trenta membri. Al consiglio venne affidato un controllo virtuale su tutti i rami dei governo. Esso doveva selezionare la Signoria e i Collegi, decidere quali misure legislative dovessero essere proposte e nominare tra i propri membri due importanti comitati.

Lorenzo stesso, membro del consiglio, fu eletto nei principali comitati tra cui i particolarmente importanti Otto di Pratica, che furono da allora in poi i portavoce della sua politica estera.

I dodici Procuratori per qualche ragione non chiara non divennero di grande importanza e la direzione delle finanze pubbliche rimase come prima nelle mani dei funzionari del Monte Comune dei quali Lorenzo fece parte.

Nel 1481 ci fu un nuovo complotto contro la vita di Lorenzo.

Il governo fiorentino catturò i cospiratori prima che fossero pronti ad agire e li giustiziò come traditori. Fu allora approvata una legge secondo la quale il tentativo di assassinare Lorenzo veniva equiparato ad alto tradimento. Questo espediente fece chiamare Lorenzo il principe senza corona.

La casa di Lorenzo de’ Medici non fu mai una corte, ma un luogo d’incontro fra amici, ossia il ritrovo dei fiorentini dotati che ottenevano da Lorenzo un fine apprezzamento del loro talento e l’aiuto che ne rendeva possibile lo sviluppo.

La Biblioteca de’ Medici era accessibile agli studiosi. In questi luoghi Lorenzo incontrò un giovanissimo Michelangelo. Egli rimase colpito dalla bravura del giovane, tanto che mandò a chiamare il padre perché il ragazzo doveva alloggiare a palazzo dei Medici per dedicarsi alla scultura.

Nel 1469 Leonardo da Vinci entrò nella bottega del Verrocchio come apprendista. Il Verrocchio, dopo aver visto l’angelo dipinto da Leonardo, smise di dipingere e insegnò soltanto.

Lorenzo non si interessò a Leonardo in quanto quest’ultimo non portava a termine le consegne.

Quando Leonardo emigrò alla corte di Milano da Ludovico Sforza, Lorenzo raccomandò Leonardo a Ludovico mandando con lui una lira di argento.

La morte di Lorenzo avvenne l’8 aprile 1492 con rammarico non solo dei fiorentini ma di tutta l’Europa.


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