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In questo articolo toccherò alcuni punti dell’olocausto avvenuto in Tibet verso gli anni ’50 del ’900 fino alla fine degli anni ’50.
Larghe masse contadine si sono sollevate in una vera rivoluzione nazionale per rovesciare le forze feudali.
Sun Yat-sen (fondatore del partito nazionale cinese e considerato il padre della repubblica post imperiale) aveva difeso per quarant’anni i principi della rivoluzione nazionale.
La rivoluzione nelle campagne era stata violenta, un’azione implacabile di una classe che batte il potere dell’altra classe. I contadini diventarono il vertice della società. Le leghe contadine assumevano sempre più potere.
In Cina gli uomini si trovarono sotto il dominio di tre forze che rappresentavano veri e propri sistemi gerarchici: il sistema statale; il sistema gentilizio; il sistema religioso. La donna era sottoposta anche al potere dell’uomo.
Nella storia della conoscenza umana esistono due concezioni delle leggi di sviluppo del mondo: una è metafisica, l’altra è dialettica.
I metafisici ritengono che i diversi fenomeni, le cose del mondo e le loro proprietà rimangono immutati dal momento in cui cominciano a esistere e che le loro successive modificazioni sono soltanto aumenti o diminuzioni di quantità. I metafisici ritengono che una cosa può soltanto riprodursi all’infinito, ma non trasformarsi in altra cosa.
In Cina il modo di pensare metafisico, che si esprime nelle parole “il cielo è immutabile e immutabile è anche il Tao”, fu difeso dalla classe feudale.
Tutta la storia della filosofia è percorsa dalla lotta tra le due teorie metafisica e idealistica.
Ogni corrente filosofica può possedere caratteristiche proprie, che derivano dalle differenti condizioni storiche, che possono appartenere alla teoria materialistica o idealistica e fanno parte delle teorie materialistiche o dialettiche.
Applicare teorie idealistiche e metafisiche per contrapporsi alla teoria materialistica e al metodo dialettico è sempre stato un aspetto importante dell’attacco delle classi reazionarie contro la classe rivoluzionaria.
La teoria materialistica ritiene che l’ideologia degli uomini è un riflesso della realtà oggettiva, che ogni vera conoscenza proviene dall’esperienza e che infine non esistono conoscenze precedenti l’esperienza.
La teoria metafisica ritiene che la capacità intellettiva degli uomini possiede alcuni concetti “innati”, delle “verità evidenti di per sé”, dei “principi innati” o categorie logiche che non provengono dall’esperienza, ma sono inerenti al cervello umano.
Il presidente Mao aveva dichiarato: “La pratica, la conoscenza, poi di nuovo la pratica e la conoscenza”.
La teoria della conoscenza del materialismo dialettico pone al primo posto la pratica, ritenendo che le conoscenze umane non si possono assolutamente separare dalla pratica, e lotta contro tutte le erronee teorie che negano l’importanza della pratica e che ammettono un distacco tra la conoscenza e la pratica.
Lenin ha detto: “La pratica è superiore alla conoscenza perché possiede non soltanto il pregio dell’universalità ma anche quello dell’immediata realtà”.
Secondo la filosofia marxista il materialismo dialettico ha due caratteristiche principali: la prima è il suo carattere di classe, l’aperto riconoscimento che il materialismo dialettico è al servizio del proletariato; la seconda è il suo carattere pratico, l’affermazione dell’interdipendenza tra teoria e pratica.
La verità della conoscenza, ossia della teoria, è determinata non dal giudizio soggettivo, ma dai risultati della pratica sociale oggettiva.
Le persone si formavano tramite lavori pratici, nell’impegnare coloro che facevano un lavoro teorico nello studio di importanti problemi pratici. In tale modo si raggiunge lo scopo.
L’istruzione deve essere al servizio della politica proletaria ed essere combinata con il lavoro produttivo, in modo che coloro che ricevono un’istruzione possano svilupparsi moralmente, intellettualmente e fisicamente per divenire lavoratori con una coscienza e una cultura socialiste.
In futuro le scuole dovranno avere fabbriche e le fabbriche scuole. Gli insegnanti dovrebbero fare lavori manuali.
Dal primo giorno dell’introduzione del socialismo (in Tibet) i capi religiosi hanno perseguito, sotto lo stendardo della religione e del nazionalismo, una resistenza armata contro le riforme.
Il Dalai lama deve piegarsi alle leggi del socialismo tramite l’agire sulla persona umana, ossia studiare politica e partecipare ai lavori collettivi.
I monasteri diventarono la roccaforte dei signori feudali che sbarravano la strada del socialismo. La religione era diventata uno strumento atto a piegare il popolo.
Tutti i monaci furono costretti a lavorare e i loro beni confiscati. I Lama furono arrestati, umiliati pubblicamente dai soldati e detenuti in prigione. Altri monaci lavoravano nei campi legati due a due come fossero buoi.
I libri sacri venivano usati come cartaigenica. Le statue dei monasteri venivano smantellate dai cinesi, che dicevano che dio non esiste.
I capi di villaggio e i proprietari dei membri dell’alta borghesia venivano giustiziati dai loro simili ai quali i cinesi avevano promesso i beni delle persone giustiziate. I cinesi dopo tali esecuzioni non mantenevano le promesse.
I cinesi entrarono nelle case dei tibetani prelevando bambini con la scusa di istruirli. Quei bambini non tornarono più dalle loro famiglie.