The Collage Post

Per comprendere a fondo il genocidio degli indiani d’America occorre andare alle radici della cultura europea. Gli ambiti che andremo ad analizzare sono la sessualità e la razza.

Già nell’antica Grecia e a Roma si pensava che la passione smodata per i piaceri della carne appartenesse ai bruti, mentre l’astinenza, la modestia, la severità appartenessero a persone virtuose.

Con l’affermarsi del cristianesimo alcuni insegnamenti di Paolo furono interpretati con fanatismo, così come la nozione agostiniana del sesso come peccato e dell’umanità come ammalata, sofferente e indifesa

Intorno alla metà del Terzo secolo gli uomini più santi abbandonarono la società per dominare i loro istinti sessuali. Per fare ciò la prima cosa che facevano queste persone era ridurre il cibo ed esiliarsi nel deserto.

Inizialmente queste persone vivevano in piccoli gruppi nel deserto e successivamente nei monasteri ben organizzati.

Il cristianesimo non è divenuto mai una religione totalitaria. Durante il XIII e il XIV secolo alcuni cittadini trovarono la libertà dei sensi.

Alcune donne espressero la loro sessualità ostentando il seno. In Europa esistevano bagni pubblici, case d’appuntamento, che verranno chiusi all’inizio del XV secolo.

La nudità e l’erotismo erano associati alla stregoneria.

Le origini della razza affondano le sue radici nel mito della razza di Esiodo.

Prima c’era la razza d’oro costituita da persone che vivevano come dei, con cuore libero e sereno, lontani dalla fatica e dalla miseria e che alla fine del loro regno furono trasformati in spiriti divini guardiani del mondo dei mortali.

Poi ci fu la razza d’argento, molto inferiore alla razza d’oro, ma ancora degna di onore.

La terza razza è quella degli uomini di bronzo, una razza terribile e selvaggia, caratterizzata dalla violenza e dalla mancanza dell’agricoltura.

Oggi ci troviamo con la razza degli uomini di ferro, che moralmente sono come quelli della razza di bronzo, ma vivono come gli uomini della razza d’oro.

Questo mito oltre a spiegare le razze introduce le nozioni di giustizia e moralità come sentieri che l’uomo può scegliere di seguire. Coloro che intraprendono questi sentieri vivranno nell’abbondanza.

Questo mito viene ripreso dai cristiani per descrivere il paradiso terrestre, prendendo spunto dalla razza d’oro insieme a degli elementi biblici.

Nelle opere di Omero vengono descritte strane creature che vivevano in regni lontani. Questi regni avevano uno strano linguaggio e usanze differenti rispetto ai greci.

Nel pensiero cristiano le razze mostruose descritte da Omero vennero associate ai discendenti di Caino.

Questo è il motivo per cui si trattava di creature reali, le cui stranezze rientravano nelle sofferenze ereditate a causa dei peccati dei progenitori.

Occorre precisare che gli europei nel medioevo pensavano di essere un popolo eletto.

Queste persone deformi vivevano agli angoli della terra, considerate creature immorali e spregevoli. Erano così lontane dal popolo eletto da Dio che è stato negato loro il nome di uomini.

Agostino nel De civitate Dei affermava che qualsiasi essere umano ovunque sia nato, per quanto possa apparire strano per le sue forme del corpo, per il colore della pelle, per il modo di muoversi e di parlare o per qualsiasi facoltà, nessun credente dubiti che tale individuo discenda dal primo uomo.

Agostino continuò scrivendo che le descrizioni su alcune razze sono infondate o, se queste razze esistono, non sono umane; o se sono umane sono anch’esse discendenti di Adamo.

Quello che si è concluso dall’esortazione di Agostino è che coloro che sono cristiani sono razionali e umani, mentre alcune razze potrebbero sembrare umane ma non lo sono.

Durante il tardo medioevo l’interesse per le razze mostruose scemò e l’attenzione si spostò sugli uomini selvaggi.

Quest’ultimi venivano considerati dagli europei come “organi genitali ambulanti”. L’uomo selvaggio era considerato brutale ed erotico ed era una proiezione degli impulsi sessuali repressi dall’uomo medioevale.

Anche il più nobile dei rappresentanti della chiesa deve combattere contro le caratteristiche del diavolo e del selvaggio, che si annidano anche nei più puri cuori cristiani.

Il selvaggio è la bassezza animale che esiste nell’uomo e va eliminata attraverso autoflagellazioni.

Nel XIII secolo Alberto Magno ha spiegato che “la natura non ha creato le specie animali diverse l’una dall’altra senza creare qualcosa di intermedio tra loro, la natura non passa da un estremo a un estremo”.

Gli europei erano convinti che da qualche parte esistevano creature che potevano sembrare bestie ma erano uomini.

Al confine tra un genere e l’altro esistevano creature chiamate da Tommaso d’Aquino strumenti di servizio animati ovvero schiavi.

Il luogo in cui viveva il selvaggio si chiamava wildemess, che era la rappresentazione dell’Inferno in terra.

Poiché un cristiano doveva attraversare un periodo di tentazione prima della rivelazione divina, le regioni selvagge erano un luogo di penitenza.

Nei primi secoli del cristianesimo i seguaci venivano perseguitati in quanto adoratori del demonio. Una volta raggiunto il potere, i cristiani hanno sovvertito la situazione in loro favore accusando gli altri culti di adorare il demonio.

Durante il medioevo gli ebrei erano soggetti a vessazioni dai fanatici cristiani.

Gli ebrei venivano accusati di compiere riti nei quali si uccidevano persone e rubavano ostie consacrate.

Gli ebrei avevano le loro idee sul cristianesimo, che si basavano sull’opera Ma’aseh Yeshû. Quest’opera racconta che Maria dà alla luce Gesù nove mesi dopo essere stata sedotta, ne descrive anche la vita blasfema da stregone, l’impiccagione, e il furto del cadavere di Gesù.

Gli ebrei avevano tre possibilità: convertirsi al cristianesimo, subire l’espulsione o sopportare la distruzione.

Il primo massacro di ebrei si ebbe il 3 maggio del 1096 a Speyer, in Germania. Vennero uccisi undici ebrei che si rifiutarono di ricevere il battesimo. Il vescovo locale diede protezione alla comunità ebraica nel suo castello.

Pochi giorni dopo a Worms i fanatici cristiani uccisero gli ebrei adulti, mentre i bambini vennero trascinati via per essere convertiti. In questo caso l’autorità ecclesiastica del luogo non fece nulla.

A Mainz l’arcivescovo tentò di difendere gli ebrei, ma dovette scappare per mettersi in salvo dalla folla.

Da Mainz la furia omicida si spostò a Trier, da qui si riversò a Merz, e poi a Colonia, a Regensburg e a Praga. Quando i massacri terminarono, era passato un mese ed erano morti ottomila ebrei.

I massacri erano sorti in comitanza dei preparativi della prima crociata di papa Umberto II.

Tali massacri erano stati fatti da bande erranti di cristiani che si erano allontanate dal sentiero verso Gerusalemme.

I cristiani si chiedevano se fosse giusta o meno una guerra in nome di Dio.

Agostino si pronunciò su tale questione mettendo in guardia i fedeli contro gli eccessi di violenza contro il nemico, ma nel complesso le sue parole sostenevano la distruzione e la rovina ispirata da Dio.

Dopo queste parole la Chiesa accettò l’idea di guerra giusta e da qui sviluppò il concetto di guerra di missione.

I soldati cristiani per prepararsi all’assalto si sottoponevano a una serie di penitenze.

Qualora subivano delle sconfitte, erano dovute ai peccati di carne o di orgoglio.

Gli ebrei che vivevano in Spagna nel medioevo erano tollerati. I predicatori popolari furono inesorabili nella loro propaganda antiebraica. Nel 1391 ad Aragona la rabbia e l’odio cristiano esplosero verso gli ebrei, che furono uccisi.

Come di consuetudine i prigionieri venivano resi schiavi.

Il sentimento antisemita rimase acceso nella popolazione spagnola, esplodendo di tanto in tanto.

Alla fine del XV secolo i musulmani abitavano nella città santa, mentre gli ebrei erano parte integrante della popolazione europea.

Sulla scia dei disordini antisemiti scoppiati a Toledo nel 1499 agli ebrei fu impedito di ricoprire qualsiasi carica pubblica: il primo decreto di limpidezza del sangue. Quest’ultimo stabiliva che solo i cittadini che potevano dimostrare la purezza del sangue cristiano fossero idonei a occupare queste posizioni.

Fu all’interno di questo contesto di discriminazione razziale ed etnica che emerse in Europa l’idea che il popolo delle indie appartenesse a una razza diversa di natura inferiore, che era destinata ad essere schiava degli europei.

Gli olocausti non cominciarono all’improvviso, ma ebbero profonde radici in una tradizione che l i prepararono e li portarono a compimento.

Nella Germania del XX secolo una serie di sconvolgimenti portarono alla Seconda guerra mondiale e a tutto quello che ne è derivato.

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