
The Collage Post
Alla fine del XV secolo e all’inizio del XVI la Spagna aveva un’economia stagnante e gran parte della produzione era per uso interno. Nel paese si verificarono continui aumenti delle tasse. Il re Filippo convertì i debiti di breve termine in lungo termine.
Cristoforo Colombo era convinto che il mondo sarebbe finito tra centocinquant’anni. Questa convinzione gli veniva data dall’opera Imago Mundi. Egli pensava che presto ci sarebbe stata la seconda venuta di Gesù Cristo.
Oltre a quest’opera aveva letto anche Plutarco, Marco Polo…
In una lettera scritta a bordo della Niña Colombo descrive il Nuovo mondo come un paradiso terrestre.
La lettera inizia: “Di tutte quelle terre ho preso possesso in nome delle Vostre Altezze, per proclamazione e mostrando lo stendardo reale, e nessuno ha sollevato obiezioni”.
Questa frase non deve stupirci, perché tra il clero era diffusa la riconoscenza divina per quelli che avessero illuminato gli “innocenti pagani” del Nuovo Mondo con la grazia di Dio.
I fatti si svolsero su tutte le isole del mar caraibico. Ovunque andò Colombo piantò una croce facendo le dichiarazioni necessarie e proclamando il possesso di quelle terre in nome dei due sovrani spagnoli.
Colombo, ogni volta che, durante i viaggi nel nuovo continente, gli spagnoli incontravano degli indigeni, avevano l’ordine di leggere loro una dichiarazione che li informava della verità della dottrina cristiana e della necessità di giurare immediata fedeltà al papa e al sovrano spagnolo.
Se gli indiani rifiutavano di prestare giuramento o si rifiutavano o indugiavano nell’accettare il requerimento , la dichiarazione continuava.
Gli spagnoli non attendevano che gli indiani rispondessero alle loro richieste. Prima li imprigionavano e poi leggevano i loro diritti. Dato che gli indiani non conoscevano lo spagnolo e non esistevano interpreti i nativi, non rispondevano. Pertanto venivano portati via come prigionieri.
La dichiarazione fu la giustificazione legale dell’olocausto compiuto da un popolo brutale e religioso fino al fanatismo.
Prima che il requerimento entrasse in vigore, Colombo, nel suo primo viaggio, aveva rapito uomini e donne indiani per portarli in Spagna come esemplari esotici.
Occorre ricordarci che Colombo era un esperto rapitore di schiavi, pertanto ordinava di rapire i nuclei famigliari. In questo modo durante il viaggio gli schiavi erano piĂą tranquilli.
Durante il viaggio di ritorno molti indigeni morivano.
Colombo, essendo un aspirante crociato, desiderava l’oro delle Indie non solo per sé, ma anche per finanziare l’ultima grande crociata che avrebbe convertito molte persone.
In una lettera datata 9 aprile 1493 Colombo progettava una seconda spedizione nel continente americano con un equipaggio venti volte superiore al primo viaggio.
Inoltre voleva destinare l?1% delle ricchezze trovate alla Chiesa.
Il secondo viaggio di Colombo segnò il vero inizio dell’invasione delle Americhe. Diciassette navi intrapresero il lungo viaggio, a bordo delle quali c’erano più di milleduecento persone.
Ai primi di gennaio del 1494 la flotta giunse sulla costa del Nuovo mondo. Appena attraccarono le navi, l’equipaggio iniziò ad ammalarsi e la malaria si diffuse anche tra i nativi. Il medico di bordo scrisse che un terzo dell’equipaggio era ammalato, mentre i nativi che avevano accolto erano tutti morti.
Colombo ordinò a coloro che stavano bene di esplorare l’entroterra e di trovare le miniere d’oro.
La malattia continuava a diffondersi a macchia d’olio, mentre gli spagnoli armati saccheggiavano i villaggi facendo razzia di cibo, donne, schiavi e uccidevano indiscriminatamente nativi e animali per divertimento.
Gli indiani nei confronti delle armi erano molto ingenui e rischiavano di ferirsi da soli.
Nonostante tutto i nativi incominciarono a reagire facendo aguati agli spagnoli, che si rivelarono inefficaci.
I nativi decisero di fuggire dalle proprie abitazioni lasciando le proprie terre.
Anche dopo la guarigione di Colombo i saccheggi continuarono nei villaggi dei nativi.
Quest’ultimi ben presto capirono che gli spagnoli volevano l’oro.
Tutti gli indiani furono costretti a consegnare ogni tre mesi dell’oro agli spagnoli.
Quest’ultimi continuarono a uccidere per divertimento i nativi americani.
Colombo istituì un programma chiamato ripartimento o cessione indiana, che consisteva nella ripartizione delle terre e degli indiani il cui possesso era ceduto a padroni spagnoli, che erano liberi di fare ciò che desideravano della loro gente.
I padroni privavano gli indigeni del cibo e li facevano lavorare fino allo sfinimento.
Questo è quello che è successo ai popoli caraibici.
Per quanto concerne la popolazione messicana, le cose non sono andate tanto facilmente per gli spagnoli.
Le popolazioni azteche erano abituate a combattere. Occorre sottolineare che i guerrieri di questo popolo utilizzavano strategie di combattimento molto raffinate.
Gli spagnoli trovarono una notevole resistenza di questi nativi durante i vari conflitti, che si risolvevano mediante assedi che duravano mesi.
Ai conquistatori aspettava 1/5 del bottino e il rimanente spettava al re.
Costituivano bottino non solo i materiali preziosi, ma anche gli schiavi.
In molti racconti dell’epoca si narra di indiani che camminavano verso le miniere, incatenati l’uno all’altro per il collo, decapitati se solo inciampavano. Di bambini intrappolati nelle case e bruciati vivi. Di donne a cui venivano tagliati i seni…
Un gruppo di domenicani raccontarono l’umiliazione delle donne indiane e dei loro famigliari. Una di queste umiliazioni consisteva nel legare il marito sotto il letto e il caposquadra giaceva con la moglie.
Le donne indiane venivano perse ai tavoli da gioco o date come oggetti sessuali ai marinai. Se la donna si rifiutava veniva bruciata viva.
Furono emanate norme a contenere queste atrocitĂ , ma non bastarono.
Un caso che è giunto a noi tratta di una donna indiana che è stata bruciata nella sua casa perché aveva opposto resistenza alla violenza sessuale di uno spagnolo. Quest’ultimo fu condannato a pagare una multa di cinque pesos.
Gli spagnoli andarono anche in PerĂą e in Cile e anche in questi posti furono massacrati gli indigeni.
I conquistatori abbagliati dall’oro andarono in cerca dell’Eldorado conducendo con sé migliaia di indiani.
La popolazione indigena delle Ande era così immensa che gli spagnoli pensavano che la disponibilità di manodopera fosse infinita.
Tale popolazione nel giro di poco tempo si stava estinguendo, pertanto la Corona nel 1551 con un decreto imperiale stabilì che il lavoro nelle miniere dei nativi avrebbe dovuto essere volontario.
Nonostante i molti anni di saccheggio l’economia spagnola era un disastro.
Nel 1560 il viceré spagnolo con un decreto reale stabilì che 1/7 della popolazione che abitava a duecento chilometri dalla miniera doveva prestare servizio come minatore per quattro mesi. Dopo tale tempo quel gruppo veniva sostituito da un altro gruppo.
Ben presto gli indigeni che lavoravano in miniera si ammalarono di quelle malattie tipiche dei minatori. Pertanto i nativi cominciarono a spostarsi verso posti dove non esistevano cave.
Nel 1549 il re Sebastiao dichiarò che i nativi non dovevano essere inprigionati e ridotti in schiavitù, a meno che non fossero catturati in guerre giuste.
Gli indiani, anche quando non erano schiavi, venivano sottopagati a tal punto da non poter sopravvivere.