
THE COLLAGE POST
Le battaglie non si combattono solo sul campo di battaglia, ma anche con lettere che passano alla storia. Tra queste guerre abbiamo quella dei fumetti tra Gianni Rodari e il PCI.
A metà del XIX SECOLO negli USA il fumetto si diffonde a macchia d’olio in tutti i paesi occidentali diventando un genere popolare di massa.
Il fascismo inizialmente disdegna il fumetto, successivamente lo utilizza per veicolare il proprio messaggio politico. Il «Balilla» (giornalino per ragazzi) raccontava le storie di personaggi-eroi, i quali dovevano insegnare ai giovani italiani quei valori militari che la patria richiedeva.
Dopo la Seconda guerra guerra mondiale la Chiesa riteneva immorale e anti educativo il fumetto. Nelle parrocchie italiane Topolino era una lettura sconveniente e i classici disney erano banditi in quanto contrari ai valori della famiglia. La DC cercò di far approvare una sorta di censura preventiva nei confronti dei fumetti, che non ebbe luogo.
Nei primi anni Cinquanta fu Gianni Rodari a difendere il fumetto fondando i «Giovani Pionieri», un fumetto con messaggi politici.
La polemica sui fumetti proseguì e Nilde Lotti su «Rinascita» dichiarò che il fumetto era “stato lanciato da Hearst, imperialista cinico e fascista”; prosegue sostenendo che “Decandenza, corruzione, delinquenza dei giovani e dilagare del fumetto sono dunque fatti collegati, ma non l’effetto e la causa, bensì come manifestazioni diverse di una realtà unica.”
Gianni Rodari rispose con una lettera al direttore di «Rinascita» dichiarando che il fumetto poteva smarcarsi dai canoni statunitensi e conquistando una sua autonomia per diffondere idee progressiste tra le masse. Rodari concluse la lettera scrivendo: “Accanto ai libri possono i fumetti essere uno strumento, anche secondario, in questa lotta, oggi? Se non possono, smettiamo di stamparli”.
Togliatti, direttore della rivista, rispose a Rodari: “Per conto nostro non metteremo a fumetti la storia del nostro partito o della rivoluzione”.
Gianni Rodari cercò di arrivare a un compromesso: nel suo giornale i «Pionieri» creò una commistione tra una colonna di vignette e una colonna di testo. Rodari non riuscì a imporsi all’ideologia del PCI, che voleva come unica forma artistica il realismo socialista. Il fumetto con ambientazioni fantastiche era rifiutato perché inducevano gli individui a fuggire dalla realtà.
Il fumetto prese con il tempo piede anche in Italia, raccontando di super eroi che danno il buon esempio. Possiamo dire che Rodari perse la battaglia, ma vinse la guerra a difesa dei fumetti.