The Collage Post Image by Rudy and Peter Skitterians from Pixabay 

The Collage Post

In questi giorni ho visitato alcuni blog inerenti al mondo della danza classica e ho visto dei video in cui si esibivano alcuni ballerini. Devo dire che mi sono messa le mani nei capelli; perciò ho deciso di provare a fare chiarezza su alcuni punti.

Se si vuole praticare la danza classica occorre prendere lezioni da insegnanti professionisti: non è pensabile ballare da autodidatta come fanno alcune persone. Ho visto ad esempio bambine di cinque anni salire sulle punte e fare movimenti anche molto pericolosi, che possono danneggiare fisicamente la persona anche nel lungo periodo.

L’insegnante deve mostrare l’esecuzione tecnica dei passi e correggere l’allievo individualmente, sapendo come e dove toccarlo senza comprometterne l’integrità fisica; per questo motivo, gli stessi insegnanti devono aver seguito dei corsi opportuni.

Un bravo maestro inoltre non deve mettere alla berlina l’allievo, ossia prenderlo in giro se sbaglia, farlo esibire in coreografie che non sono alla sua portata o spingerlo a partecipare a concorsi che non sia in grado di affrontare. Su questo punto in particolare ho un breve aneddoto da raccontare, legato a quando frequentavo i corsi di danza classica e avevo 11 o 12 anni. Alcune mie compagne avevano l’età per partecipare a un concorso e le madri facevano pressione sulla direttrice della scuola perché volevano che le figlie vi rientrassero a tutti i costi. La direttrice sconsigliò ai genitori di far concorrere le figlie poiché non in grado di eseguire una semplice coreografia sulle punte. Le madri insistettero: il risultato fu disastroso. Molte ballerine sbagliarono la coreografia e furono tutte eliminate alla prima serata.

Un bravo insegnante, soprattutto se ha a che fare con bambini piccoli, non deve mai urlare o strattonare nessun allievo perché, oltre a fargli del male e a rischiare una denuncia penale, otterrebbe solo di intimorirlo e di indurlo a sbagliare ancora di più. A tale proposito ho un altro aneddoto sulla mia prima insegnante di danza, Paola. Avrò avuto 5 o 6 anni; un giorno stavamo facendo le prove del saggio e tutta la classe sbagliava i passi e non andava a tempo con la musica. L’insegnante ci corresse senza perdere la pazienza e senza urlare non so quante volte. Non ottenendo alcun risultato, Paola decise di concludere la lezione mezz’ora prima e ci riconsegnò ai genitori dicendo di aver deciso di anticipare l’uscita a causa della mancanza di concentrazione del gruppo e dei continui errori da parte di tutti. La volta dopo nessuno sbagliò i passi e tutti ballammo a tempo.

Un bravo insegnante deve anche essere sincero e chiaro con gli allievi. Quando avevo 13 anni partecipai, insieme ad altre due ragazze, alla selezione per entrare in accademia: io non fui presa mentre le altre due superarono la prova. L’anno seguente mi sono iscritta al liceo artistico; poi ho proseguito gli studi fino alla laurea. Delle altre due ragazze, una non ha portato a termine il percorso in accademia, cercando poi di inserirsi in un liceo ma, non avendo buone basi scolastiche, ha finito col lasciare gli studi. L’altra ha completato l’accademia ma non ha mai ballato in una compagnia perché in realtà non era abbastanza preparata per fare la ballerina professionista, e credo che si sia sentita presa in giro, visto i soldi che aveva speso. D’altra parte, non aveva nemmeno le basi per affrontare l’università.

La mia conclusione è che a volte è meglio un no piuttosto che un sì che può portare a conseguenze spiacevoli.

Tornando alle lezioni di danza, sicuramente, oltre ai parametri tecnici per valutare la competenza di un insegnante, bisogna tenere in considerazione anche l’impressione soggettiva: dopo ogni lezione di danza occorre domandarsi se quell’insegnante ci ha comunicato qualcosa anche dal lato umano. Se la nostra risposta è sì, allora possiamo dire che è davvero un bravo maestro.

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