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The Collage Post
Oggi voglio toccare un argomento molto attuale che riguarda l’e-commerce: in particolare, vorrei parlare dei “guru” che propagandano su YouTube formule magiche per vendere e fare soldi su Amazon.
Secondo questi sedicenti influencer il primo passo è quello di iscriversi ai loro corsi super costosi. In queste lezioni insegnano a considerare il consumatore un povero incapace a cui proporre spazzatura, ovvero merce non solo di bassa qualità, ma anche nociva per la salute.
Finite le prime lezioni teoriche, in cui ti intortano per benino istruendoti su come aggirare ogni ostacolo commerciale, il secondo step riguarda il viaggio in Cina per comprare i prodotti da rivendere.
La domanda che mi faccio è: perché la merce deve essere per forza acquistata in Cina? La risposta di questi guru è che per essere competitivi sul mercato occorre commercializzare prodotti cinesi in quanto i costi di produzione in Italia sono maggiori.
Mi viene da obiettare che la Cina non è l’unico paese emergente: ci sono altri stati che possono produrre a basso costo, pensiamo all’India.
L’unica spiegazione plausibile è che questi influencer, procurando clienti alle aziende cinesi, ricevano dei compensi economici.
I corsisti comprano a pochi centesimi prodotti di dubbia qualità arricchendo le aziende produttrici a discapito di ditte serie che rispettano i requisiti di qualità imposti dalle normative europee.
Quasi sempre il prodotto che all’ingrosso costa dieci centesimi ed è rivenduto a pochi euro, soprattutto nel campo della cosmetica, contiene sostanze nocive come i metalli pesanti. Questi ultimi sono economici e facilmente reperibili, e sono più semplici da lavorare rispetto a materie prime non dannose per la salute.
I prodotti commissionati ai fabbricanti orientali vengono personalizzati, e spesso hanno marchi di terzi. Il prodotto arriva in Italia e viene venduto su Amazon. Questo comportamento infrange una serie di norme.
Primo: il prodotto, prima di essere venduto, deve essere registrato nell’apposito portale europeo; trattandosi di un prodotto extraeuropeo, la responsabilità di questa operazione ricade sul venditore. Pertanto, se il consumatore subisce un danno causato dal prodotto, il venditore ne risponde civilmente e penalmente, perché è responsabile della messa in commercio dell’articolo.
Nel caso in cui venga effettuato un controllo da parte della Guardia di Finanza, il venditore che non ha la documentazione richiesta per legge è passibile di sanzioni gravi. Anche per quanto riguarda l’utilizzo di un marchio altrui si incorre in sanzioni.
Il commercio on line, quindi, è una cosa seria. Evidentemente questi guru hanno vita facile grazie all’avidità di coloro che credono di poter realizzare profitti miracolosi grazie all’e-commerce.