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Oggi parleremo della Rivoluzione francese, ovvero dell’insieme degli eventi politici e sociali che intercorsero tra il 1789 e il 1799, nonché del periodo napoleonico.

Considerata una rivoluzione “borghese” perché grazie ad essa la borghesia riuscì ad acquisire il potere politico, la Rivoluzione francese ebbe tra i suoi esiti principali l’abolizione della monarchia, nel 1792, e la cattura del re, Luigi XVI, che venne ghigliottinato nel 1793 insieme a molti altri nobili, tra cui la moglie Maria Antonietta.

In Francia venne così istituita la repubblica.

Mentre la rivoluzione era in atto cresceva nei sovrani degli altri stati europei il timore che anche nei loro regni potessero scoppiare movimenti rivoluzionari simili: il nuovo governo francese andava fermato.

La Prussia, l’Austria, la Spagna e il Regno di Sardegna, con il sostegno della Gran Bretagna, formarono quindi negli anni varie coalizioni per tentare di restaurare la monarchia in Francia, dove nel frattempo stava crescendo il prestigio del giovanissimo Napoleone Buonaparte.

Nel corso della campagna d’Italia (1796-97) il condottiero riuscì a sconfiggere gli avversari della prima coalizione e ad allargare i confini della Francia.

Sul fronte coloniale, per contrastare l’accesso inglese all’India Napoleone condusse la campagna d’Egitto.

Nel 1799 veniva votato il decreto che assegnava i pieni poteri a tre consoli: Roger Ducos, Sieyès e Napoleone. Si trattò di un vero e proprio colpo di stato.

Quello stesso anno si formò una seconda coalizione antifrancese, ma non servì a fermare Napoleone che l’anno dopo intraprese una seconda campagna d’Italia.

Il 18 maggio 1804 il Senato proclamava Napoleone imperatore dei Francesi. Qualche mese prima, il 21 marzo 1804, era entrato in vigore il Codice civile, detto anche Codice napoleonico, il quale poneva fine all’Ancien Régime, caratterizzato dal sistema feudale e dall’assolutismo monarchico, e faceva posto a una società borghese e liberale che si ispirava ai principi di eguaglianza, sicurezza e proprietà. Tale codice ebbe un’importanza decisiva per gli stati conquistati da Napoleone, compresa l’Italia, perché quando vi venne introdotto mise ordine tra una moltitudine di leggi che coesistevano in modo caotico. Il Codice napoleonico costituì un modello per il Codice civile elaborato in Italia negli anni successivi all’unità.

Intanto Napoleone continuava a conquistare nuovi territori e ad ampliare i confini francesi, sconfiggendo peraltro una terza coalizione di cui faceva parte anche la Russia.

In seguito alle pesanti sconfitte subite, lo zar Alessandro I firmò il trattato di pace di Tilsit, che prevedeva tra l’altro l’adesione della Russia al Blocco Continentale contro l’Inghilterra. Nei fatti, poi, Alessandro I rifiutò di adottare le misure stabilite e Napoleone decise infine di dichiarargli guerra. La campagna di Russia aveva lo scopo di sottomettere lo zar e costringerlo ad aderire al Blocco Continentale come previsto dall’accordo di pace.

I russi, durante le battaglie di Vilna, Vitebsk, Smolensk e Valutino, furono ripetutamente sconfitti dalle truppe napoleoniche, ma non sbaragliati.

Il 7 settembre 1812 ebbe luogo la battaglia di Borodino, che fu vinta militarmente dai francesi ma strategicamente dai russi: fu una delle battaglie più cruente della storia (insieme alla battaglia di Waterloo che avverrà il 18 giugno 1815).

Il 14 settembre Napoleone, inseguendo le truppe russe in fuga da Borodino, entrò a Mosca ma trovò una città deserta. Nella notte, alcuni russi che erano rimasti nascosti all’interno della città le diedero fuoco.

L’inverno era alle porte e Napoleone ordinò alle truppe di ritirarsi dalla Russia.

Durante la ritirata l’armata francese patì orribilmente la fame e il freddo. Tra il 26 e il 29 novembre 1812 le truppe napoleoniche subirono l’ennesima sconfitta nel passaggio del fiume Beresina. Intanto giunse la notizia di un tentato colpo di stato in patria da parte di Malet. Lasciato il comando a Gioacchino Murat e a Eugenio di Beauharnais, Bonaparte tornò nella capitale francese.

La sconfitta di Napoleone in Russia fece così tanto scalpore che gli altri stati decisero di tentare nuovamente la strada delle armi e formarono un’altra coalizione.

Napoleone subì una grave disfatta nella battaglia di Lipsia, tra il 16 e il 19 ottobre 1813, cui seguì il trattato di Fontainbleau del 14 aprile 1814. Bonaparte fu quindi esiliato all’isola d’Elba, dalla quale fuggì per fare ritorno in Francia: ebbero così inizio i “Cento giorni”, l’ultima fase dell’epopea napoleonica. Ancora una volta si formò una coalizione contro di lui: gli stati europei puntavano a sconfiggerlo definitivamente. La battaglia decisiva tra i due schieramenti fu quella di Waterloo, dove Napoleone venne battuto il 18 giugno 1815. Fu infine esiliato sull’isola di Sant’Elena, dove morì il 5 maggio 1821, a 51 anni, per cancro allo stomaco . Nello stesso anno nascono Fëdor Dostoevskij, Baudelaire, Gustave Flaubert.

Poco dopo la sua morte ebbe inizio il processo storico-politico noto come Restaurazione e volto a ristabilire la monarchia assoluta in tutta Europa, come avvenne in Francia con Luigi XVIII.

Questo tentativo ebbe breve durata perché il popolo aveva ormai sperimentato una condizione più libera e l’assolutismo non poteva essere più tollerato.

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