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The Collage Post

Bernardo Leighton nacque nel 1909 a Nacimiento, in Cile.

Studiò all’Università Cattolica del Cile, nella Facoltà di Giurisprudenza.

Per quanto riguarda il suo ruolo politico, si contraddistinse come leader della Falange Nacional (il partito che avrebbe dato vita alla Democrazia Cristiana), nata agli inizi del 1930 da una scissione verificatasi all’interno del Partito Conservatore.

La Falange Nacional perse poco per volta consensi tanto che intorno al 1950 si ridusse ad un piccolo partito. Proprio per questa ragione, Bernardo Leighton si adoperò per fondere la falange con altre frange socialdemocratiche che avevano abbandonato il Partito Conservatore, dando vita, nel 1957, alla Democrazia Cristiana.

Per quanto riguarda la carriera politica, Bernardo Leighton fu esponente del Partito Democratico Cristiano del Cile, fu Ministro del Lavoro, della Pubblica Istruzione, dell’Interno. Come ministro degli Interni assunse la vicepresidenza in diverse occasioni, in sostituzione del Presidente Frei.

Di particolare rilevanza fu il potere politico di cui aveva fatto uso nel 1970, quando il voto dei parlamentari democristiani risultò determinante nel congresso di Santiago per eleggere alla presidenza il candidato di Unidad Popular, il socialista Salvador Allende.

Due giorni dopo il colpo di Stato, il 13 settembre 1973, Bernardo Leighton, in disaccordo con il presidente della Democrazia Cristiana Eduardo Frei, che aveva plaudito al golpe, firmò, insieme a dodici altri esponenti democristiani di sinistra, una dichiarazione pubblica, detta “la lettera dei tredici” di condanna del rovesciamento del presidente costituzionale del Cile. 

I firmatari di questa lettera, in sostanza, pur riconoscendo gli errori del governo precedente, consideravano come una suprema responsabilità di quel momento portare avanti la lotta per i principi della Democrazia Cristiana e per la restaurazione della democrazia in Cile.

Nel febbraio 1974, Leighton e la moglie accettarono l’invito della Democrazia Cristiana di stabilirsi per qualche mese a Roma per parlare degli eventi cileni.

Anche lontano dal Cile, Bernardo Leighton continuò la sua politica per ripristinare la democrazia in Cile: era, infatti, diventato il punto di riferimento degli esuli cileni oppositori del regime di Pinochet. Il suo obiettivo era quello di unire i vari gruppi di opposizione (la sinistra cristiana, il partito comunista, il partito radicale, il partito socialista) perché riteneva che fosse necessario unire tutte le forze antigovernative per sconfiggere la dittatura.

In sostanza, invece di astenersi dall’attività politica, partecipava a dibattiti e conferenze a cui era invitato in modo particolare dalla gioventù democristiana; spiegava ai giovani come era stata fondata la Falange Nacional, prima della Democrazia Cristiana; raccontava la storia del Cile, ripetendo spesso che il suo desiderio era la libertà e la giustizia per il suo Paese.

Leighton teneva inoltre costanti rapporti con l’onorevole Aldo Moro, per convincerlo a ripetere in Italia l’esperimento di Unitad Popular (iniziativa che il segretario del PCI aveva definito “compromesso storico”).

Infine, aveva deciso di costituire un governo cileno in esilio. Di  qui  la  decisione del  regime  di  attuare l’attentato, che fu  realizzato la sera del 6 ottobre 1975.

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I processi:

A seguito di tali fatti si aprirono tre diversi procedimenti penali finalizzati all’individuazione dei responsabili del duplice tentato omicidio.

I

Il primo processo vedeva come imputati Pierluigi Concutelli, Silvano Falabella e Stefano Delle Chiaie per il delitto di tentato omicidio in danno ai coniugi Leighton, nonché per i reati connessi di ricettazione, detenzione e porto d’armi.

Il processo si svolse innanzi alla Corte di Assise di Roma e si concluse con la sentenza del 7 gennaio 1987 con cui Concutelli e Delle Chiaie venivano assolti per insufficienza di prove e Falabella veniva assolto con formula piena, per non aver commesso i fatti.

Tale decisione veniva appellata dal P.M. e dagli imputati Concutelli e Delle Chiaie. A seguito dell’impugnazione, la Corte di Assise d’Appello di Roma, con sentenza del 14 novembre 1989, assolveva entrambi gli imputati dai reati loro ascritti per non aver commesso il fatto.

II

Il secondo processo vedeva come imputato Michael Townley, per rispondere dei delitti di duplice tentato omicidio aggravato dalla premeditazione e di violazione delle leggi sulle armi (detenzione e porto illegali di una pistola cal. 9 munita di silenziatore), reati commessi in Roma il 6 ottobre 1975 in danno di Bernardo Leighton e della moglie Anita Fresno.

Townley veniva condannato in primo grado dalla Corte di Assise di Roma, con sentenza dell’11 marzo 1993, a diciotto anni di reclusione.

Contro tale sentenza veniva interposto appello e la Corte di Assise d’Appello di Roma, con sentenza del 15 dicembre 1993, riduceva la pena a quindici anni di reclusione.

III

Le dichiarazioni rese da Townley in sede di rogatoria internazionale del 24 novembre 1992, generavano l’ultimo procedimento che segnò il momento conclusivo del lungo iter processuale relativo alla vicenda Leighton. Veniva infatti instaurato un procedimento nei confronti di Juan Manuel Guillermo Contreras Sepulveda, Edoardo Iturriaga Newmann e Giulio Crescenzi, quali mandanti ultimi dell’attentato.

Tale processo si definiva con sentenza del 23 giugno 1995 della Corte di Assise di Roma che dichiarava colpevoli Contreras e Iturriaga per  i reati a loro ascritti e li condannava rispettivamente ad anni venti e diciotto di reclusione; assolveva invece Crescenzi dalle imputazioni ascrittegli per non aver commesso il fatto.

L’estradizione in Italia è stata negata dalla Corte Suprema del Cile perché gli imputati sono stati condannati in contumacia, rito non previsto dall’ordinamento cileno in quanto considerato lesivo delle garanzie degli accusati.

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